[Digressioni, Udine 2024]
Milena Milani fa parte di quel gruppo di scrittrici italiane del Novecento ingiustamente cadute nell’oblio. Per questo motivo, la pubblicazione di Milena Milani. Un invito alla lettura di Alessandra Trevisan è una bella notizia per tutte le studiose e gli studiosi che auspicano una messa in discussione del canone letterario italiano cristallizzatosi nel tempo. Il libro esce nella collana «Àncora», che si pone l’obiettivo di presentare autrici e autori non ancora diventati dei classici o con una minore risonanza tra il pubblico. Difficile pensare a una sede più appropriata per restituire, attraverso una trattazione introduttiva, l’immagine di una scrittrice di cui ancora oggi sappiamo pochissimo.
Invece di limitarsi a fornire una riepilogazione neutra dei dati materiali della vita dell’autrice e dei tratti salienti delle sue opere principali, Trevisan sceglie fin dall’inizio di calare gli oggetti letterari nel loro contesto d’origine: in particolare, il mondo dell’editoria italiana. Si tratta di un’operazione necessaria, visto che le cause del mancato riconoscimento del valore di Milani vanno identificate con la sua difficoltà nel pubblicare e ottenere il giusto credito per il proprio lavoro. Milani fu contraddistinta da due caratteristiche che la esposero a una doppia marginalizzazione: fu un’artista eclettica, in un paese che però «non riconosce i talenti multipli e non li sostiene» (p. 24), e fu una scrittrice donna in un sistema culturale dominato dagli uomini.
Il fatto di avere un’identità contraddittoria è ben presente nella coscienza di Milani, come traspare dall’Incursione (auto)biografica allestita da Trevisan, in cui vengono raccolte le plurime auto-rappresentazioni che Milani fornisce nel tempo attraverso stralci di interviste e commenti affidati ad articoli in giornali e riviste. A questa sezione segue il vero e proprio Profilo biografico, grazie al quale si possono ripercorrere i principali eventi della vita dell’autrice, mentre in I libri principali troviamo un resoconto dettagliato non solo dei libri, degli articoli e delle traduzioni di Milani, ma anche delle sue mostre e dei premi letterari, nonché dei riconoscimenti per meriti artistici. Questa messe di dati è uno strumento utilissimo per chi voglia studiare il posizionamento di Milani nel campo letterario dell’epoca.
Trevisan mette in luce quest’orizzonte anche nella disamina della prima opera scelta per l’approfondimento: Emilia sulla diga, raccolta di racconti pubblicata nel 1954 da Mondadori. Per temi e stile, i testi di Milani vengono accostati alla confessional poetry statunitense, mentre la modalità di trattare i sentimenti in modo allusivo ricorda Woolf e Mansfield.
Eppure, per la raccolta non è prevista una ristampa e Milani passa successivamente a Longanesi. La critica tende a svalutare i suoi testi per via dei loro temi, derivanti da quell’universo privato la cui carica politica verrà riconosciuta solo dopo il Sessantotto.
Andrà anche peggio con la pubblicazione della Ragazza di nome Giulio (1964): un romanzo che sconvolge ambiente editoriale, critica e pubblico, per il quale l’autrice subisce un processo con l’accusa di oltraggio al pudore. Grazie all’assoluzione nel processo d’appello, Milani può finalmente vedere pubblicato il libro, che – come sembrano capire meglio i francesi – non ha nulla di pornografico e immorale, ma percorre semmai l’amoralità. Anche in questo caso la Digressione critica, che Trevisan affianca alla sezione di analisi dell’opera, evidenzia le difficoltà incontrate dall’autrice nel tentativo di farsi spazio e orienta il lettore verso la comprensione del motivo per cui Milani è caduta nell’oblio: il suo travagliato percorso editoriale.
Trevisan ha quindi il merito di oltrepassare lo scopo puramente informativo, che comunque è perseguito raccogliendo con precisione i dati materiali su Milani, per esprimere, nel poco spazio a disposizione, una chiara posizione critica. Il libro si chiude con il suggestivo Breve abbecedario di Milani, costituito dai riferimenti che formano la galassia affettiva e culturale dell’autrice.
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