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allegoria84
Cosa troverebbe nella Grammatica della fantasia uno studente di diciannove anni, se la leggesse? Ci troverebbe una riflessione su storie incontrate nei primi dieci anni del proprio percorso scolastico; ritroverebbe alcuni dei filosofi che ha studiato nell’ultimo triennio, ripercorsi in una chiave molto diversa da quella a cui è abituato. Scoprirebbe che quei filosofi servono anche a capire la macchina dell’invenzione, a smontarla e rimontarla, ad analizzarla pezzo per pezzo, con lo stile ironico e sornione di chi ha riflettuto filosoficamente per trent’anni ma che pure ha lavorato con insegnanti e ragazzi in quegli stessi trent’anni. Scoprirebbe anche il libro autobiografico, parziale, idiosincratico di uno scrittore situato pienamente nel suo tempo (ma non è così anche per altri grandi classici di backstage, come lo Zibaldone?). Certo, si tratta solo di una delle vie possibili all’invenzione; ma in pochi altri scrittori saprebbero parlarne a uno studente che finisce le scuole superiori con altrettanta lucidità.
Martina Mengoni