allegoriaonline.it

rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 90

luglio/dicembre 2024

Ilaria de Seta – Pierluigi Pellini, Tre grandi critici: Luigi Blasucci, Remo Ceserani, Francesco Orlando

[ Siké, Palermo 2023 ]

Non è semplice recensire un critico che parla di critici, uno studioso che ricorda, individuandoli e delineandone i tratti, i propri maestri (che non chiama tali, puntualizza, perché non volevano esserlo: a Remo Ceserani attribuisce l’insegnamento scolastico, a Luigi Blasucci l’arte del commento, a Francesco Orlando il limite dell’interpretazione e aggiunge il quarto, non italiano e più recente, Philippe Hamon). Pellini lo fa mettendosi in gioco, misurando le distanze (nonché da distanze diverse), con un miscuglio di emozioni, dall’ammirazione di allora e di oggi al rammarico per non aver colto e dunque apprezzato certe sfumature abbastanza presto, all’orgoglio e alla fierezza, sempre ridimensionandosi, della discendenza. Impariamo subito che l’ordine alfabetico corrisponde a quello anagrafico, invertito invece nella cronologia di morte.

A Blasucci sono dedicati i primi due capitoli e poi un terzo finale. L’eleganza – virtù che l’autore sottolinea di continuo in questo primo maestro e che ha chiaramente ereditato – si manifesta fin dai titoli dei capitoli di questo libro: «Pisa 1989» (un’istantanea con ancoraggio spazio-temporale), «Tombeau per Gino Blasucci» e il finale, in appendice, «Un profilo di Luigi Blasucci». Il primo è in prima persona, autoreferenziale, un autoritratto (col senno di poi) in presenza del maestro all’arrivo alla SNS. A Ceserani sono dedicati i testi centrali accorpati in un «Dittico», 2013 e 2016, e precedentemente pubblicati su rivista e quotidiano. Le prime sette pagine non recano traccia del critico: il primo brano in tono narrativo racconta l’arrivo in Abruzzo, a ferragosto, lungo la strada, le abitudini dei villeggianti e un implicito “noi” della voce narrante; il secondo uno spettacolo, la stessa sera, in un piccolo borgo, ancora alla prima persona plurale. Nel terzo il plurale si esplicita, è mattina, la meta è raggiunta e mentre l’autore lavora la figlia dodicenne fa i compiti di italiano e chiede aiuto al padre che scopre con grande disappunto la pochezza e insensatezza dei compiti delle vacanze. Questo lo riporta, siamo al quinto brano, infine, al maestro – evocandolo col nome di persona: «Mi dico allora che è un po’ colpa di Remo» – ai suoi manuali innovativi e anzi rivoluzionari, Il materiale e l’immaginario. Terzo è il «Trittico per Francesco Orlando» che, come indica il primo titolo «In morte di» inizia con il funerale. Lo evoca come maestro, tra le altre cose per «il carisma di una parola irripetibile: di una retorica avvolgente » e poi anche per la capacità di «annullare, con seducente prepotenza, ogni possibile obiezione » e «il fascino suadente, e sottilmente prevaricatore ». L’autore ricorda il cruccio del maestro per non essere riconosciuto come maitre à penser, cosa della quale bisogna prendere atto: il suo metodo non ha avuto successo, o meglio non ha ricevuto consenso, nonostante fosse stato «il maggiore francesista e teorico della letteratura italiana ». Aveva dato vita a una koiné di marxismo, strutturalismo e psicanalisi. Nonostante il bilancio fallimentare, Pellini sottolinea il ruolo di svecchiamento per la cultura italiana in toto che il suo metodo ha svolto (il rapporto tra letteratura e realtà, l’interpretazione al di là della descrizione).

È un racconto di formazione di un critico appassionato. La storia di tre grandi critici, uno irreprensibile e serio, uno poliedrico e versatile, il terzo ribelle e geniale. Difficile fare i conti con le tre anime; l’autore lo fa con il filtro dell’io. Offrirne un puzzle al lettore di oggi è un atto di generosità (d’altronde Pellini è autore dell’altrettanto agile quanto, per altri motivi, memorabile La descrizione). È bello vedere che la personalità intellettuale dei maestri si è rispecchiata nella tonalità della scrittura dell’allievo che ne parla: per Blasucci una seria limpidezza carica di ammirazione; per Ceserani un originalissimo racconto autobiografico; per Orlando una conturbata disquisizione, complessa e tortuosa nelle maglie della sintassi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *