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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 90

luglio/dicembre 2024

Anna Baldini – Tommaso Munari, L’Italia dei libri. L’editoria in dieci storie

[ Einaudi, Torino 2024 ]

Tommaso Munari si occupa da anni di storia dell’editoria: ha curato diverse edizioni dei materiali documentari depositati presso l’archivio Einaudi (i due volumi dei Verbali del mercoledì, i pareri di lettura, diversi carteggi editoriali) e sempre alla storia dell’Einaudi ha dedicato la raccolta di saggi L’Einaudi in Europa (2016). Con questo ultimo libro l’autore allarga il proprio sguardo al di là della casa editrice che finora ha occupato in prevalenza la sua ricerca, producendo una storia dell’editoria italiana dall’Unità alla fine del Novecento di notevole originalità. La storiografia su questo settore cruciale della vita del nostro paese ha finora seguito due modelli fondamentali di racconto: quello monografico, incentrato sulla storia di una singola casa editrice, dai monumentali volumi dedicati da Enrico Decleva a Mondadori (1993) e da Luisa Mangoni a Einaudi (Pensare i libri, 1999), fino al recentissimo Adelphi di Anna Ferrando (2023); altri hanno intrapreso invece la via del racconto storico-cronologico, che dalla Storia dell’editoria letteraria in Italia di Gian Carlo Ferretti (2004) arriva fino al Novecento dei libri di Irene Piazzoni (2021). Munari opta per una via di mezzo tanto suggestiva quanto di ardua realizzazione; ognuno dei dieci capitoli del suo libro ha infatti il compito di presentare, contemporaneamente, il profilo di un editore, un aspetto specifico di quel vasto mondo imprenditoriale e produttivo che è l’editoria, infine, un periodo della storia del nostro paese. Sceglie insomma un impianto à la tranche de vie, e riesce pienamente nel suo intento anche grazie a una scrittura curata, leggibile e avvincente.

I dieci capitoli raccontano dunque momenti salienti della vita delle case editrici Treves, Bemporad, Hoepli, Laterza, Mondadori, Einaudi, Zanichelli, Feltrinelli, Adelphi&Boringhieri (fratelli originariamente siamesi nati da una costola di Einaudi), Sellerio, e allo stesso tempo si occupano dei provvedimenti legislativi che introducono la regolamentazione del diritto d’autore, della letteratura per l’infanzia, della saggistica manualistica, della vita di un libraio a inizio Novecento, delle prime collane economiche esclusivamente dedicate ai generi più commerciali, di come si struttura un catalogo per collane, dell’editoria scolastica, dell’interazione tra editoria e politica, dei lettori editoriali, delle grandi figure che scelgono di attuare il proprio progetto intellettuale attraverso la collaborazione con un editore.

L’autore esclude dalle proprie fonti le memorie degli editori o degli altri protagonisti della storia dell’editoria del nostro paese; Munari si basa esclusivamente sulle fonti di prima mano per «ricostruire i fatti per come sono accaduti e non per come sono stati ricordati» (p. viii). Ne risulta un racconto ricco di informazioni inedite e aperto alle prospettive più innovative di questo ambito di ricerca; se la storia dell’editoria ai suoi esordi si è occupata quasi esclusivamente della storia delle idee, delle ideologie e dell’intreccio con la politica, il campo di studi si è da qualche anno allargato sia alla considerazione degli aspetti materiali della produzione e diffusione del libro (interessantissime, nel libro di Munari, sono le annotazioni sul prezzo di copertina delle collane economiche, spesso accostato a quello di generi di prima necessità), sia all’aspetto proprietario-finanziario e di concorrenza nel mercato del libro (come nel recente La competizione editoriale di Bruno Pischedda, 2022).
Benché composto, apparentemente, di dieci piccole monografie, il libro di Munari costruisce un discorso tutt’altro che monodico e risulta sempre attento alla struttura delle relazioni, dall’alleanza all’invidia al conflitto, in cui i progetti dei singoli editori si trovano inseriti.

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