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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 90

luglio/dicembre 2024

Agnese Pieri – Carmen Bonasera, Aporie dell’io. Identità e trasfigurazione nella poesia femminile del secondo Novecento

[ Mimesis, Milano-Udine 2023 ]

I presupposti dell’indagine condotta in Aporie dell’io muovono dalle critiche che Judith Butler, in Gender Trouble (1990), rivolge alla prospettiva essenzialista dell’écriture féminine: all’idea di una specificità espressiva legata all’identità femminile Bonasera riconduce, in continuità con Butler, il sedimentarsi degli stereotipi di genere nella critica letteraria. Tra questi, il cliché di far dipendere l’espressione artistica delle donne da un «impulso intimista e autobiografico » (p. 20) e l’opinione secondo cui sarebbero più congeniali alla loro indole le «scritture dell’Io», fondate sulla tendenza al ripiegamento introspettivo. Ne sono derivati approcci che, attribuendo un maggior peso al dato contenutistico più che alla resa formale dei testi, producono letture di orientamento psico-biografico dove, soprattutto in relazione al genere lirico, l’autrice e l’io testuale finiscono per coincidere.

Contrariamente a questi indirizzi critici, l’obiettivo della ricerca, che rifunzionalizza il concetto di gender performativity introdotto da Butler, è, al contrario, dimostrare lo statuto «non mimetico», bensì «performativo e artificioso» (p. 23) della soggettività lirica che si manifesta nelle opere di Sylvia Plath, Amelia Rosselli e Alejandra Pizarnik. La scelta di assumere come casi di studio tre autrici appartenenti a contesti letterari molto diversi e il cui stile diverge notevolmente dipende dalla forte componente autobiografica della loro scrittura e «dalla consacrazione postuma del mito di poétesse maudite » (p. 57) riscontrabile nelle loro ricezioni, che tendono in tutti e tre i casi a far risaltare il legame tra vita e creazione accentuando, di quest’ultima, gli aspetti più intimisti e irrazionali. Dopo un primo capitolo dedicato a riepilogare le diverse posizioni critiche sui generi lirico e autobiografico, nei tre capitoli successivi («Identità», «Incarnazioni», «Finzioni») Bonasera costruisce molteplici percorsi di lettura introducendo concetti di volta in volta diversi: la figura della madwoman con cui propone di ribaltare il giudizio limitativo che lega l’opera delle tre autrici al disagio psichico; il concetto foucaultiano di «eterotopia » attraverso cui tematizza la simbologia dello specchio nella poesia di Plath e di Pizarnik e la pratica del revisionist mythmaking con cui è inquadrata l’intertestualità mitico-letteraria in Rosselli sono solo alcune delle proposte che si susseguono nel corso del saggio.

L’indagine ha il merito di evidenziare sia la matrice pregiudiziale legata al genere da cui derivano interpretazioni troppo ancorate al vissuto sia, quando si tratta di orientamenti critici femministi, il rischio di marginalizzazione che possono produrre. Gli strumenti teorici introdotti offrono strade alternative al biografismo dominante negli studi sulle scrittrici donne, ma riescono solo in parte a delineare una trama interpretativa abbastanza flessibile da far emergere le specificità stilistiche e tematiche delle tre poetesse considerate e, nello stesso tempo, a tenerle unite nelle classificazioni di «poesia femminile » o in quella di «letteratura minore». Ad esempio, l’uso delle stesse categorie di «poesia femminile» e di «soggetto femminile moderno» non è sufficientemente giustificato se si tiene conto delle critiche all’idea di écriture feminine premesse all’indagine. Lo stesso vale per il passaggio con cui, nel finale, le strategie di autorappresentazione delle tre poetesse sono ricondotte alle «tendenze decentralizzanti che colpiscono l’Io lirico tout court, e che nel secondo Novecento ne decretano la crisi» (p. 164), o per il suggerimento conclusivo di inquadrare la soggettività lirica femminile nella categoria di quarta persona singolare formulata da Deleuze. I riferimenti critici derivati dalla teoria femminista, dai gender studies e dal post-strutturalismo risultano in definitiva utili anche se non pienamente integrati e non sempre motivati, mentre avrebbe giovato all’approfondimento delle piste interpretative aperte nel corso dello studio la considerazione di un ventaglio più ampio dei testi delle tre poetesse.

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