[ Quodlibet, Macerata 2023 ]
Da un lato cercava libri «dolci come caramelle, falsi come i film americani, ben costruiti come i giocattoli tedeschi» da vendere a 3 lire in una delle collane più popolari e di successo della maggiore casa editrice italiana. Dall’altro lato in Italia fu lei a curare le pubblicazioni delle opere complete di Goethe e di Thomas Mann, a riconoscere per prima il talento di Kafka, a fare di Stefan Zweig e Hermann Hesse dei classici moderni. Lavinia Mazzucchetti (1889-1965), al centro della documentatissima biografia di Anna Antonello uscita nella collana «Letteratura tradotta in Italia» di Quodlibet, è stata un personaggio difficilmente inquadrabile perché è sempre vissuta – per scelta o per necessità – a cavallo di mondi diversi: l’Italia e la Germania, l’accademia e l’editoria, e infine, i due poli di un sistema delle lettere che nel corso del Novecento si divaricava sempre più tra alta letteratura e narrativa popolare o – come veniva definita all’epoca – «amena».
Se a spingere Antonello verso il genere della biografia è la volontà di colmare il vuoto vistoso di informazioni biografiche che riguardano in genere traduttori e mediatori letterari (soprattutto se donne), d’altra parte è Mazzucchetti stessa a suggerire all’autrice questa direzione, poiché il suo approccio critico è guidato dall’idea che l’opera debba valere come «speculum vitae». Nel caso di Mazzucchetti il concetto di opera andrebbe forse allargato fino ad accogliere, a fianco di scritti e traduzioni, anche l’azione sotterranea e invisibile sul modo in cui in Italia, nel Novecento, si pubblica letteratura di lingua tedesca.
Il percorso di Mazzucchetti è fortemente condizionato da aspetti biografici non secondari: in particolare dall’essere donna e antifascista, caratteristiche che nell’Italia degli anni Trenta mal si accompagnano all’ambizione. Come germanista non ebbe vita facile, e venne infine espulsa dall’insegnamento universitario nel 1932, quando in un concorso milanese la commissione le preferì Vincenzo Errante.
Al contempo fu una delle protagoniste del frenetico «decennio delle traduzioni», la particolare congiuntura storica iniziata nel 1929 che vide l’Italia diventare il paese al mondo in cui si traduceva di più. Mazzucchetti setacciava le novità di lingua tedesca per alimentare le due collane di punta di Mondadori: la popolare «Palma» e la raffinata e letteraria «Medusa». Scrisse più di cinquecento pareri di lettura, curando e seguendo un centinaio di titoli praticamente in autonomia, ma a livello contrattuale restò una semplice consulente. Poi fu traduttrice, con al suo attivo almeno una cinquantina di pubblicazioni tra il 1917 e il 1961, ma questa definizione le stava stretta: traduceva per necessità economiche, o spinta dal desiderio di omaggiare l’amicizia con uno dei “suoi” autori. Collateralmente fu insegnante di liceo, infaticabile editorialista (per «I libri del giorno», per «Leonardo»), direttrice di collana («I Narratori Nordici» di Sperling & Kupfer) e collaboratrice per Sansoni; mediatrice di letteratura tedesca in Italia e di letteratura italiana in Germania.
Antonello segue con dedizione ogni passaggio di questo percorso, ricostruendolo sulla base di materiali d’archivio e corrispondenze private, e portando in luce anche episodi meno noti, come alcune iniziative destinate a fallire, ma sintomatiche di un’epoca. Tra queste si veda il progetto mondadoriano di pubblicare in Svizzera gli autori tedeschi banditi in patria, o la vicenda di una collana di classici italiani che Mazzucchetti avrebbe dovuto curare per la Artemis Verlag di Zurigo nel dopoguerra.
Più in generale il binomio apparentemente dimesso del sottotitolo, «vita e traduzioni» conduce chi legge lungo la traiettoria di una donna dinamica e ribelle, che «non si accontenta di fare l’insegnante a scuola, quando ha i titoli per ambire a una cattedra universitaria; di correggere le bozze per una casa editrice, quando può ambire a dirigerla lei stessa; di seguire gli indirizzi di studio dei suoi maestri, quando è in grado di esplorare territori inediti» (p. 15).
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