[a cura di A. Mauceri, prefazione di M.A. Grignani, Marcos y Marcos, Milano 2024]
A schiere le parole è un’antologia che restituisce al pubblico l’opera di Jolanda Insana (1937-2016), una delle voci più originali della poesia italiana del tardo Novecento. Ad oggi, rappresenta il migliore accesso al percorso poetico dell’autrice: l’edizione di Tutte le poesie (1977-2006) uscita per Garzanti nel 2007 è ormai incompleta – l’hanno seguita tre raccolte – e fuori catalogo, le singole opere difficili da reperire. Il volume non solo ripercorre l’arco creativo di Insana dall’esordio Sciarra amara (1977) al postumo Cronologia delle lesioni (2017), ma, come si evince dal sottotitolo, offre poesie e prose inedite che spaziano dalle prime prove, antecedenti all’esordio, ai testi più recenti, rimasti incompiuti al momento della morte.
L’ampia selezione di Anna Mauceri offre un quadro complesso e fedele della varietà – nonché della continuità – formale, tematica e stilistica di Insana. Al lettore novizio, si imporranno da subito il tono ora rancoroso ora rabbiosamente querulo della voce che si articola sulla pagina, l’ossessiva insistenza sulla morte e sulla malattia, sulle deformazioni del corpo e su quelle della lingua, il continuo conflitto tra italiano e dialetto siciliano (personificati in un vero e proprio alterco in Lessicorìo ovvero lessicòrio), tra termini colti o settoriali e parole volgari e oscene. La poesia di Insana, in effetti, nasce e vive nel segno della polemica («mi arrabbio, dunque sono» scrive in una poesia de Il collettame), caratterizzata da un barocchismo vernacolare e coltissimo, modulata su un ritmo incalzante, percussivo, spesso antimelodico come quello assorbito ascoltando le preghiere delle novene durante l’infanzia: ogni voce monologante finisce per cedere allo scontro con altre voci senza mai riuscire a isolarsi dalle interferenze di altre lingue o di quelle parole che di una lingua occupano gli strati più bassi e sudici, in una continua oscillazione tra invettiva e impeto lirico, tra satira, parodia ed elegia. Di tutto ciò il nuovo lettore potrà rendersi conto in fretta. Ma una simile antologia è utile anche per coloro che con la poesia di Insana hanno già familiarità, se non altro perché consente un inedito sguardo d’insieme, una visione perspicua dell’opera di un’intera vita. Un esempio di visione sinottica lo abbiamo leggendo la prefazione di Maria Antonietta Grignani, mirabile per il ritratto ricco e preciso che riesce a offrire in pochissime pagine.
Di Insana, Grignani sottolinea «l’amore vivo e non accademico per i vocabolari» (p. 7), la fedeltà al plurilinguismo, l’importanza che ha avuto per lei la cultura classica. Nota, inoltre, «i titoli […] memorabili per forza e significati sovrapposti» – come Turbativa d’incanto (2012), che «sovrimprime» al tecnicismo «‘turbativa d’asta’» il turbamento e l’incanto «che, nonostante gli orrori della storia, procura la vita, quando la si guardi […] con occhio creaturale» (p. 9). In effetti, lo abbiamo detto, sulla pagina di Insana la vocazione al plurilinguismo si traduce spesso in una vocazione alla teatralità che fa della sua poesia uno spazio di scontro tra voci antitetiche. Tuttavia, la sua grandezza non risiede nel gran numero di voci o nella violenza dei contrasti espressi, ma nella straordinaria sensibilità per le sfumature della parola, per le sue ambivalenze, per i percorsi inattesi a cui può condurre la suggestione di un significante, così che persino quando si dà un monologo, questo nasconde infiniti dialoghi impliciti. Un tale rispetto per la stratificazione della parola letteraria fa sì che anche i temi più drammatici ma potenzialmente lacrimevoli – un devastante terremoto (Frammenti di un oratorio per il centenario del terremoto di Messina), il fenomeno della migrazione (Contro l’assedio delle ceneri) – possono essere maneggiati senza scadere in una retorica sensazionalistica e sentimentale, impedendo ogni lettura programmatica. La differenza tra una «poesia civile» e una poesia che si finge civile ma si sa demagogica forse passa soprattutto da qui.
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