allegoriaonline.it

rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 90

luglio/dicembre 2024

Katrin Wehling-Giorgi – Beyond the Eternal City: Topographies of Trauma in Elsa Morante’s La Storia and IgiabaScego’s Cassandra a Mogadiscio

Questo saggio fornisce una lettura comparativa della Storia di Elsa Morante (1974) e dell’ultimo romanzo di Igiaba Scego, Cassandra a Mogadiscio (2023), e propone i due testi come narrazioni del trauma che stabiliscono un rapporto obliquo con lo spazio iconico in cui sono ambientati, la città di Roma. Incentrati su due atrocità storiche e diaspore che sono diversamente legate all’era dell’espansionismo imperialista e del fascismo italiano, la persecuzione ebraica e la violenza del colonialismo nel Corno d’Africa, una lettura multidirezionale (Rothberg) delle opere di Morante e Scego fornisce nuove intuizioni e affiliazioni fra due narrazioni del trauma transgenerazionale, raccontate attraverso una lente femminile. Il saggio si propone di dimostrare come entrambe le autrici elaborino topografie spaziali, corporee ed iconiche per esprimere un passato che è rimasto spesso silenziato: mentre Morante si concentra sugli spazi onirici e visioni allucinatorie, al tempo stesso impiegando documenti iconici per raccontare gli eventi dell’Olocausto, la Roma contemporanea di Scego è invece incentrata sullo spazio eterotopico dell’archivio (de)coloniale e della narrazione relazionale delle costruzioni postmemoriali del trauma.

The article provides a comparative reading of Elsa Morante’s La Storia (1974) and Igiaba Scego’s latest novel Cassandra a Mogadiscio (2023), arguing that both authors’ texts narrate the experience of trauma by staging an oblique relationship with their iconic setting, the city of Rome. Centred on two historical atrocities and diasporas that are diversely linked to the era of imperialist expansionism and fascism in Italy, the Jewish persecution and Italian colonialist violence committed in the Horn of Africa, a multidirectional reading (Rothberg) of Morante and Scego’s work highlights new synergies and affiliations between two femaleauthored narratives of transgenerational trauma. The article shows how both authors employ spatial, corporeal and visual topographies to express an often undocumented past: while Morante focuses on Rome’s oneiric and hallucinatory spaces whilst employing visual documents to provide access to the events of the Holocaust, Scego’s present-day autofiction is centred around the heterotopic space of Rome’s (de)colonial archive and the relational narration of postmemorial constructions of trauma.

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