In principio era Manganelli. Che aveva affrontato il problema da par suo e aveva precorso i tempi. Pubblicando, nel 1969, un commento a un testo inesistente: Nuovo commento, costituito da una lunga e intricata serie di note, che si generavano le une dalle altre e si avviluppavano intorno al nulla, metafora parlante di una sovra-interpretazione che rischiava di surclassare il testo, soffocarlo fino al punto di farlo scomparire.
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