Inutile girarci intorno: L’amica geniale è un grande melodramma – o, se si preferisce, un grande feuilleton. Stanno in questo molte ragioni sia del suo successo di pubblico, sia dello sfavore con cui l’ha giudicato una parte dell’accademia, soprattutto italiana. Elena Ferrante non guarda del resto solo alla tradizione del romanzo ottocentesco, ma ha introiettato anche alcuni meccanismi narrativi della serialità televisiva; e non alludo affatto a quelle produzioni statunitensi che anche il pubblico colto o, come si dice, sofisticato si fa un vanto di seguire, quanto proprio alle telenovelas più imbarazzanti. La segmentazione di una lunga storia in capitoli brevi, che si concludono, otto volte su dieci, su un effetto di suspense viene più dalle Sue o da Dumas. Per scandalizzarsene occorrerebbe…
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