Oggetto del mio intervento è la dimensione autoriflessiva dei romanzi del ciclo napoletano, da L’amica geniale (2011) a Storia della bambina perduta (2014). Alla componente autoriflessiva dell’opera della Ferrante ha fatto cenno Joshua Rothman in un articolo del marzo 2015 su «The New Yorker» (la rivista che ha sancito la fama internazionale di Elena Ferrante con la recensione di James Wood del 21 gennaio del 2013). L’accostamento tra Elena Ferrante e Karl Ove Kanusgaard, definiti i due fenomeni letterari del momento («titanic novelists of the current literary moment»), porta Rothman a sottolineare tanto i loro mondi antagonisti (deliberatamente e umoristicamente stereotipati, nelle opposizioni tra Nord-Sud, maschile-femminile, neve-sole, aringa-prosciutto) quanto i tratti in comune…
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