Le Benevole è un romanzo di lavoro. Immerge il lettore nel vissuto quotidiano di una grande burocrazia, mostra come vi si generino efficienze e inefficienze, quali impulsi, radicati nelle ambizioni private e nel gioco di compromessi tra discrasie istituzionali, contribuiscano o intralcino la messa in opera di un progetto politico.
Ci si può chiedere – come fa il narratore a circa due terzi della propria impresa – «a che pro raccontare giorno per giorno tutti questi particolari? […] Quante pagine ho già accumulato su queste peripezie burocratiche prive di interesse?» (p. 753). Sembrerebbe una domanda retorica, dato che il lettore, se è giunto a quel punto del romanzo, non può aver trovato le pagine precedenti completamente «prive di interesse». È invece una questione sostanziale.
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