Partire dalla soglia: dalla vista e dal tatto. Provare a mimare il fisico accostamento a una novità editoriale: perché il libro in questione – Le Benevole di Jonathan Littell – è una novità vistosissima e ingombrante: «il caso letterario dell’anno» (ma stavolta il cliché buca la crosta della ripetizione e il battesimo torna a essere autentico).
Il caso letterario dell’anno esplode in Francia, al Prix Goncourt; per l’Italia è Einaudi che lo traduce con tempestività, confezionando uno spesso mattone – novecentoquarantatre pagine – dentro un’attraente fodera di lucido rosso. Rosso non uniforme, ma perforato da tagli, da due file di squarci verticali e paralleli. Sono i tagli di Lucio Fontana (Concetto spaziale. Attese, idropittura su tela, 1965) quelli che attraversano la copertina, facendone molto più di un richiamo-reclamo proferito dagli scaffali. Le Benevole può iniziare già qui: da questa infiammata sovraccoperta – non pellicola caduca, ma fulmineo e potentissimo commento al libro: al velo che questo osa strappare; alle ferite che riesce ad aprire.
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