Le Eumenidi rimpiazzano i testimoni. Les Bienveillantes ha già questo di notevole, prima ancora che l’eventuale merito letterario: per la data di nascita di Jonathan Littell, per la sua estraneità familiare alla tragedia della Shoah, per la tempistica del suo successo in Francia e nel mondo, questo caso editoriale segna la fine di quella che proprio da un’intellettuale francese era stata definita – appena dieci anni fa – «l’èra del testimone ». Cioè l’èra della vittima sopravvissuta e non più trascurata, come nel primo quindicennio dopo il 1945, non più convocata a meri fini giudiziari, come nel quarto di secolo intercorso fra il processo Eichmann e il processo Barbie, ma la vittima (se così si può dire) trionfante, sollecitata a testimoniare da un’intera società, gettonata come una rugosa star del dolore.
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