È stato lo straordinario successo internazionale, in particolare in ambito anglosassone, a imporre la quadrilogia di Elena Ferrante all’attenzione del dibattito letterario italiano. Nel 2011 la pubblicazione del primo volume ottiene buoni risultati di vendita – del resto l’autrice gode fin dai tempi del suo esordio, all’inizio degli anni Novanta, di una nicchia fedele di pubblico – ma suscita scarsissimo interesse tra gli addetti ai lavori. L’attenzione comincia ad accendersi solo a partire dalla fine del 2012, con la traduzione inglese firmata da Ann Goldstein, cui segue poco dopo la consacrazione critica di James Wood sulle pagine del «New Yorker». Man mano che vengono tradotti, i quattro libri si posizionano in testa…
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