«È strano», ripeteva Ebdòmero a se stesso, «a me, il pensiero che qualcosa sia sfuggito alla mia comprensione, impedirebbe di dormire, mentre la gente in genere può vedere, udire o leggere cose per essa completamente oscure senza turbarsi». Chi scrive ha sempre avvertito in queste significative parole tratte da Ebdòmero, romanzo autobiografico che Giorgio de Chirico ha pubblicato in francese nel 1929, come uno squillo di tromba che invitasse al personale investimento nel discorso critico, verso un approccio critico diretto a tutta la società che si concretizzasse nella definizione di un punto di vista indipendente. Queste parole di de Chirico, tratte proprio dalla pagina iniziale del lungo flusso di coscienza che caratterizza il romanzo, non solo delineano una postura intellettuale, uno stare al mondo, ma anche un vero e proprio Self-Fashioning, per citare l’influente libro del critico letterario e storico della cultura Steven Greenblatt. Come nei ritratti dei nobili rinascimentali tanto amati da de Chirico (Renaissance Self-Fashioning è proprio il titolo di un fondamentale libro di Greenblatt), il soggetto si forma in pubblico alzandosi al di sopra della norma, distinguendosene per il nobile comportamento.
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