[ Palumbo, Palermo 2022 ]
In «Canonici si diventa» Piazza mette in stato di verifica la cosiddetta “crisi” del canone letterario: crisi presunta dal momento che quella del canone è, nelle parole della stessa autrice, una questione strutturale, che coinvolge la storiografia dei processi culturali, lo studio dei paradigmi di selezione e di validazione nella modernità. A fronte di un habitus critico spesso ancorato a modelli prenovecenteschi, sono gli editori ad allestire, secondo Piazza, in un campo letterario ormai del tutto industrializzato come quello novecentesco, vere e proprie proposte di canone, lontane dalle logiche di autonomia del principio estetico proprie della critica letteraria, eppure non meno efficaci nel legittimare la presenza di certi autori (la canonizzazione è, del resto, un discorso di genere maschile), assicurandone non solo il successo, ma anche l’affermazione di lunga durata.
Proponendo un’analisi dei fenomeni storici di canonizzazione, Piazza guarda in particolare ai processi di classicizzazione e di attualizzazione, offrendo specifici approfondimenti su quelle operazioni editoriali che programmaticamente si pongono l’obiettivo di promuovere a canone determinate opere del presente e, d’altra parte, su quelle scelte editoriali motivate invece dalla volontà di riproporre testi già considerati classici in funzione di una loro lettura attuale. L’intero lavoro è fondato su una prospettiva metodologica integrata che attinge dagli studi sulla storia dell’editoria italiana del Novecento e, allo stesso tempo, guarda ai processi di trasmissione, selezione e validazione del canone attraverso la nozione di campo di Bourdieu, riprendendo così le fila del dibattito sul rapporto tra canone ed editoria già avviato, tra gli altri, da Spinazzola, Cadioli e Italia.
Il volume è strutturato in due macro-sezioni, l’una incentrata sugli itinerari di trasmissione dei classici nel Novecento, l’altra dedicata ai percorsi di canonizzazione delle esperienze letterarie del Novecento (da cui la specifica del titolo, con la doppia e implicata connotazione della preposizione). Particolare attenzione viene dedicata alle collane “popolari” («Bur» e «Oscar» Mondadori occupano alcuni consistenti paragrafi nel secondo capitolo, incentrato sull’editoria tascabile): questi itinerari di trasmissione, alternativi alle collane più prestigiose (dai «Classici italiani annotati» ai «Meridiani»), seppur privi di una vera e propria mediazione intellettuale, partecipano alla definizione di un canone “diffuso”, idealmente contrapposto a un canone “ufficiale”, frutto di specifici atti di validazione critica. Questa dialettica tra strategie specialistiche e commerciali induce a ripensare la logica antagonistica tra editori “buoni” (culturalmente validi o percepiti come tali) e “cattivi” (unicamente interessati al profitto) su cui ancora si fonda buona parte degli studi sull’editoria italiana del Novecento.
Lungi dal fornire una ricostruzione esaustiva di tutte le iniziative editoriali variamente implicate nell’istituzione di un canone, così come dal restituire la complessità delle posizioni assunte dagli studiosi nel dibattito sul canone diffusosi in Italia a partire dagli anni Novanta (a cui pure è dedicato il primo, sintetico, capitolo), questo libro si propone di porre il problema della denotazione storica delle opere e di farlo a partire da uno sguardo integrato che coinvolge le istituzioni dell’industria culturale, quelle scolastiche e quelle della critica letteraria. «Canonici si diventa» muove quindi a una ridefinizione dell’accezione stessa di canone, attraverso un’analisi che non è mai volta alla precisazione dei titoli da ritenersi “classici”, quanto a una disamina di quei meccanismi interni al mondo editoriale che mediano l’accesso di un più vasto pubblico di lettrici e di lettori a un canone in sé plurale e stratificato, fatto di testi che nascono e vivono delle relazioni che instaurano con quanto li circonda.
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