C’è chi ne dubita, ma io credo che Siti sia uno dei maggiori romanzieri contemporanei. Gli si imputano eccesso di intellettualismo, egocentrismo, qualche incertezza nella costruzione narrativa; e si dimentica che il romanzo di impostazione saggistica è oggi una delle forme più necessarie, che l’idolatria di sé, giocata come la gioca Siti, è una figura della contemporaneità, che narrare “al tempo della fine dell’esperienza” significa obbligatoriamente barare. Siti, si dice, sarebbe danneggiato dalla sua intelligenza e dal suo essere professore. E invece, lasciato da parte il mito del narratore spontaneo, che produce racconti come respira, Siti spende il proprio ruolo intellettuale senza veli ipocriti (al contrario di molti suoi colleghi che si improvvisano romanzieri, e riescono tanto più professorali quanto più cercano di nascondere il loro peccato di origine); anzi, rincarando la dose.
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