A meno di un anno dalla pubblicazione negli Stati Uniti è uscito da Garzanti La nuova America di Samuel P. Huntington, l’autore del più celebre Scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale: un libro fortunato quanto discusso, e, a mio parere, anche sciagurato perché profetico, visto che, a volte, ciò che si profetizza è, se non l’unica causa, certo una concausa di ciò che si invera.
Nel suo nuovo libro Huntington ci dice che l’America di oggi non è più quella del multiculturalismo. Al massimo nell’America di oggi, statistiche alla mano, si può parlare di bilinguismo, di biculturalismo, e le due culture sono ovviamente quella anglosassone e quella ispanica, ma con la cultura ispanica e la lingua spagnola messe in secondo piano, visti i risultati dei vari referendum che si sono susseguiti dal 1980 al 2002 e che invariabilmente mostrano una tendenza costante nell’America multirazziale e multiculturale a rifiutare il bilinguismo e a mantenere solo l’inglese come lingua ufficiale.
Parrebbe una fotografia, ma non a noi. A noi pare che il libro di Huntington assieme al multiculturalismo liquidi anche altri importanti tratti della cultura del postmoderno attraverso la riproposizione del modello WASP (Bianco, AngloSassone, Protestante) che veicola attraverso l’antico (mi riferisco alle analisi genealogiche del capitalismo fatte da Sombart, Weber, Tawney) la visione neocapitalista o neoliberista.
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