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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Francesco Diaco, Dialettica e speranza. Sulla poesia di Franco Fortini

[ Quodlibet, Macerata 2017 ]

Su Franco Fortini crescono gli studi, complice anche il centenario dalla nascita dello scrittore. L’orientamento che per adesso appare dominante è quello di tipo filologico o a base tecnico-linguistica (con ripubblicazioni, studi su metrica e lingua, edizioni critiche, inediti, varianti ecc.). Un fervore certo importante e utile, ma che sembra canonizzare su un piano accademico un autore che, forse, non avrebbe gradito molto tali indirizzi. Il libro di Francesco Diaco muove invece in altra direzione: pur essendo uno studio sistematico e, per così dire, monotematico (la poesia), non rinuncia affatto alle interferenze col pensiero di Fortini, con il dibattito culturale di oltre mezzo secolo (non mancano riferimenti complessi e stimolanti ad autori come, fra gli altri, Goldmann, Lukács, Bloch, quest’ultimo leggibile in trasparenza nel titolo), con la storia sociale, e soprattutto non manca una linea interpretativa. Dell’uno e dell’altro aspetto bisogna dar conto.

La sistematicità: Diaco segue Fortini poeta dalla prima raccolta, Foglio di via, fino a Composita solvantur, ossia per quasi cinquant’anni, con capitoli successivi. Inutile ricordare come il poeta trasformi man mano e temi e linguaggio. Nel ricostruirne l’attività, lo studioso segue dunque il suo autore momento per momento, procedimento fruttuoso che conferma, se occorresse, che l’insieme di una raccolta è ben più che la somma delle singole poesie; ma direi che, più che le varie raccolte, egli scelga come unità di misura del percorso poetico fortiniano le sezioni nelle quali esse si suddividono. Mi pare, questa, una scelta persuasiva e fruttuosa, perché in tal modo il “passo” di Fortini si arricchisce di importanti cadenze, e l’articolazione delle raccolte mostra meglio la logica compositiva e le variazioni dello stile. Forse è un po’ eccessivo lo zelo nelle citazioni e nelle riprese bibliografiche, ma Diaco mostra di possedere tutta la biografia e tutta l’opera di Fortini, ed evidentemente non vuol lasciare spazi al non argomentato. In ogni caso tale lavoro è certo molto utile, soprattutto per gli studiosi, che possono disporre di una moderna “summa” sugli studi fortiniani e di un utile repertorio di analisi. Proprio le analisi sono un ulteriore elemento su cui soffermarsi: Diaco non può certo affrontare tutte le poesie dello scrittore, ma si avvicina a questo obbiettivo per quanto può, aiutandosi proprio con le sezioni delle raccolte. In tal modo, tuttavia, vengono ad essere sacrificati alcuni possibili approfondimenti sui testi più significativi, specie delle raccolte più mature, la cui lettura risulta così inevitabilmente compressa; e questo è un elemento di rammarico, ma non riusciamo a farne una colpa all’autore, che evidentemente ha ritenuto di optare per la soluzione che ho descritta.

L’interpretazione, adesso: essa è demandata, con gli opportuni esiti critici, alle parti conclusive di ciascun capitolo, che dunque meglio ricostruiscono le raccolte nel processo elaborativo del poeta e che traggono le risultanze delle parti analitiche; e, in forma di sintesi, nella ricca introduzione, in realtà – come spesso avviene – una sorta di risultato, ex post, dello studio compiuto. In essa, dunque, viene proposta la dicotomia (forse solo apparente) che è nel titolo, fra dialettica (il polo discorsivo del saggismo, orientato alla mediazione, al riuso del passato e alla pazienza) e speranza, lo spazio “tragico” e utopistico della poesia: «la saggistica sviluppa il côté storico-politico, mentre la lirica è il campo della scelta volontaristica e dello sfondamento nel futuro» (p. 32). Ma gli uni e gli altri tratti sono, peraltro, compresenti, ora in sintonia, ora in opposizione nell’attività dello scrittore, ed è questo che ne fa la ricchezza e la paradigmaticità, che questo studio ricostruisce con lucidità. 

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