Nel generale movimento di ritorno al realismo che caratterizza le zone più vitali della narrativa negli ultimi due decenni, Michael Cunningham occupa uno spazio importante, accanto ad altri autori americani come Philip Roth, Don DeLillo e Jonathan Franzen, che valgono a fare degli Stati Uniti il centro propulsivo di questa tendenza; dalla quale il nostro paese pare per il momento soltanto sfiorato.
Soprattutto nelle sue opere migliori, a Cunningham riesce di riassorbire l’eredità del minimalismo, con la sua attenzione ai dettagli del quotidiano e la sua propensione al mélo, all’interno della grande tradizione modernista. Quest’ultima impone alla scrittura una consapevolezza etica: narrare vuol dire tentare il senso della vita, interrogare la realtà.
Conciliando come Roth realismo e modernismo, Cunningham risulta un autore classico: cosciente della responsabilità di chi scrive, e capace di vedere il mondo così com’è, un mondo di contraddizioni e di rapporti di forza.
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