[a cura di Carla Benedetti, Manuele Gragnolati, Davide Luglio, Quodlibet, Macerata 2020]
Risultato di un convegno organizzato a 25 anni dalla prima pubblicazione di Petrolio (1992), la raccolta di saggi curata da Benedetti, Gragnolati e Luglio è un libro ricchissimo. I 20 interventi ospitati sono molto diversi tra loro, ma, come scrivono i curatori nella prefazione, è possibile individuare alcuni filoni d’indagine preponderanti. Il primo riguarda la «ricostruzione critico-filologica del testo» (p. 12) e l’opportunità di una sua nuova edizione (la quarta) che includa – in appendice (De Laude) o anche a testo, con apparati di note a piè di pagina (Siti) – tutti i materiali che hanno in qualche modo gravitato intorno a Petrolio, a cominciare da quelli che sarebbero verosimilmente entrati a farne parte se Pasolini non fosse stato ucciso, cioè i tre discorsi di Cefis e le foto che l’autore si era fatto scattare da Pedriali (di questi materiali, ma non solo, discutono De Laude, Giovannetti e Stigliano).
Come osserva Benedetti nella sua ricostruzione della clamorosa storia editoriale di Petrolio, il mancato inserimento di quei discorsi e il differimento della pubblicazione dell’opera (ben 17 anni) ne hanno condizionato negativamente la ricezione (spesso segnata da un imbarazzante travisamento autobiografico e da un «biografismo sessuocentrico») e hanno con tutta probabilità impedito di cogliere il nesso tra «un romanzo sul potere che aveva al suo centro la figura di Cefis» e l’omicidio dell’autore.
La trascrizione della vivace tavola rotonda che chiude il volume, dedicata ai presunti capitoli mancanti del romanzo e curata da Antoniani, si ricollega anzitutto a questi temi sia da un punto di vista filologico (cosa manca e come organizzare il materiale raccolto e predisposto dall’autore) sia da un punto di vista giudiziario (qual è il nesso tra il contenuto politico di Petrolio, la sua storia editoriale e l’omicidio di Pasolini) e contribuisce senz’altro ad arricchirli. Il secondo filone d’indagine riguarda il carattere politico del romanzo e prende varie direzioni: vengono evidenziate le consonanze con l’estetica, il piacere e l’impegno queer (Gragnolati, Holzhey e Bourlez) e le affinità con L’anti-Edipo (1972) di Deleuze e Guattari in funzione critica rispetto all’identità di genere (Patti), oppure si analizzano le soluzioni formali adottate da Pasolini in rapporto al dinamismo «molteplice» del neocapitalismo (Bottiroli), al contesto biopolitico (penso al concetto di «bioestetica» formulato da Luglio), al «geopotere» e al «geontopotere» (Luisetti).
Alla luce della politicità del testo, trova inoltre giustamente conferma la contiguità fra Petrolio e la riflessione e l’opera dell’ultimo Pasolini: vengono perciò variamente approfondite la strategia espressiva del non-finito (De Laude) e dell’esibizione di sé; l’«idea di performatività» (Antoniani, Bazzocchi), interpretata da Messina in senso «retroattivo», all’insegna di una maggiore «leggibilità» del presente; il valore del riso e dell’irrisione e il recupero della satira menippea (Luglio, Bazzocchi, Cadel); l’uso della tecnica e del linguaggio cinematografici, in particolare nella scena della Visione (Chiesi) e l’importanza che l’oralità e il sonoro rivestono in rapporto all’integrazione figurale richiesta al lettore (Joubert-Laurencin); il ruolo del personaggio e l’antinomia tra la «parola assente di Carlo e la parola in carne e ossa di Pasolini» (Fiorillo); il nesso tra la straordinaria autoriflessività del romanzo, in particolare l’articolazione del «rapporto tra il narratore e il destinatario», e la sua natura impegnata e «contro-egemonica» (Desogus).
Il volume accoglie inoltre l’intervento di Doi sui criteri che hanno guidato la sua traduzione giapponese di Petrolio e quella di altre opere di Pasolini, e l’intervento di Moresco sul suo rapporto «dissonante» con Pasolini, considerato un intellettuale «in movimento» ma comunque «bloccato» in uno «schema concettuale antitetico». Il volume affronta insomma nodi fondamentali per chiunque si confronti con il pensiero e l’opera di Pasolini.
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