1. Le cose che ci piacciono, le cose che studiamo

Chi voglia iniziare a parlare di serialità televisiva nel 2021 si trova a muoversi in uno scenario saturo di discorsi, nel quale è complesso districare le posizioni presenti e ancora più complesso individuare una prospettiva che renda sensata l’elaborazione di contributi ulteriori. È quindi utile chiarire immediatamente la nostra prospettiva: la sezione tematica che segue è stata proposta, preparata e discussa da studiosi di letteratura che non hanno una specializzazione nell’ambito dei television studies e che potrebbero persino non corrispondere al profilo ideale dello spettatore accanito di serie tv. In quanto tali, prima ancora di elaborare le nostre proposte ci siamo confrontati con due questioni preliminari: perché parlare di serie televisive e da quale punto di vista parlarne.

Rispondere alla prima domanda è relativamente semplice e sembra diventare sempre più semplice con il passare del tempo. Negli ultimi vent’anni, la serialità televisiva ha conosciuto una doppia fortuna: da un lato un’espansione esplosiva del suo pubblico di riferimento, che grazie all’innovazione tecnologica delle piattaforme di streaming ha travalicato i confini degli “spettatori di televisione” in senso stretto, dall’altro una rapida legittimazione estetica, che ha permesso l’ingresso di questo formato nei discorsi accademici. Man mano che l’impressione di trovarci in una stagione nuova delle produzioni seriali si solidificava in una vera e propria soglia di periodizzazione, sorvegliata dal concetto-feticcio della “qualità”, le serie tv sono penetrate negli interessi, nelle conversazioni, e poi nei convegni, nelle riviste e nelle monografie di ricercatori e studiosi che fino a quel momento non avevano avuto uno specifico interesse di ricerca per i prodotti televisivi. …