(a cura di Valeria Cavalloro e Filippo Gobbo)
Osservando il panorama degli studi dedicati alla serialità televisiva, e in generale alla storia della televisione, salta agli occhi la presenza di una serie di fratture che attraversano il campo degli osservatori e separano punti di vista diversi in bolle discorsive che a volte sembrano andare alla deriva le une rispetto alle altre. Specialisti di television studies, critici letterari, storici della cultura, opinionisti, persino il pubblico occasionale che oggi, grazie alla rete, ha la possibilità di sviluppare un discorso critico su ci. che vede: uno sciame di prospettive che partono da presupposti diversi – di analisi testuale, di sistema industriale, di uso ricreativo – e trasformano “la televisione” in tante diverse televisioni.
Abbiamo chiesto a Jason Mittell, docente di American studies e Film and media culture al Middlebury College, autore del fondamentale Complex Tv e curatore, insieme a Ethan Thompson, della raccolta di saggi How to Watch Television, di concederci una breve conversazione sui problemi che ruotano attorno al discorso accademico (ma non solo) sui prodotti televisivi: dalla necessità di integrare una molteplicità di prospettive specialistiche diverse alla definizione (im)possibile di un canone televisivo, fino al ruolo del gusto personale nei nostri processi di valutazione e analisi.
La speranza di questo breve scambio, di cui ringraziamo nuovamente Jason Mittell, è di mettere un ponte attraverso la spaccatura che sembra separare la televisione vista e studiata dai critici letterari e la televisione vista e studiata dagli specialisti di tv e di media studies.
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