Avere scritto un libro di quasi quattrocento pagine su Realismo e letteratura; averlo pubblicato nel gennaio del 2007, dopo vari decenni di scettica condiscendenza – se non di ostracismo e irrisione – nei confronti di una categoria con ogni probabilità abusata, un tempo, da certa critica di sinistra; teoricamente (non c’è dubbio) ambigua, sfuggente, aporetica; ma con ogni evidenza ineludibile per ogni lettore, e studioso, in buona fede. Basterebbe questo titolo di merito a segnalare Federico Bertoni (nato nel 1970), professore di Teoria della letteratura a Bologna, come uno dei critici più importanti della sua generazione. E forse anche, c’è da augurarselo, a rilanciare una collana, la gloriosa PBE letteraria, un tempo – neanche tanto lontano – prestigiosa vetrina del migliore dibattito critico italiano e internazionale, oggi ridotta ad ospitare pochi manuali (non sempre di livello decoroso) e rari saggi (di qualità oscillante).
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