[ a cura di M.A. Grignani e D. Scarpa, «Autografo», 58, 2017 ]
Nel 2016 ricorreva il centenario della nascita di Natalia Ginzburg, una delle più importanti figure del Novecento letterario italiano. Fra le iniziative che hanno celebrato la scrittrice vi sono state letture pubbliche, trasmissioni radiofoniche e convegni accademici. Fra questi si conta anche quello organizzato da Giada Mattarucco presso l’Università per Stranieri di Siena nel marzo 2017; e sono stati gli interventi a questo convegno a formare la base del numero 58 della rivista letteraria «Autografo», dedicato a Natalia Ginzburg e curato da Maria Antonietta Grignani e Domenico Scarpa. Esistono una biografia, due raccolte di saggi e alcune monografie su Ginzburg, ma questo è il primo numero intero che una rivista accademica le dedica, come ricordano i curatori (p. 8). A questo si può aggiungere che gli studi fondamentali di Domenico Scarpa – il suo studioso più importante – non sono mai stati raccolti in volume, mentre due fra i volumi più significativi su Ginzburg sono stati pubblicati fuori dall’Italia: la biografia scritta da Maja Pflug è uscita prima a Berlino presso Wagenbach; e la raccolta di saggi Natalia Ginzburg: A Voice of the Twentieth Century è apparsa presso Toronto University Press. Nel complesso si può quindi dire che Natalia Ginzburg non abbia ancora ricevuto dagli studi letterari in Italia un riconoscimento adeguato alla sua importanza come scrittrice e intellettuale pubblica.
Le celebrazioni del centenario e questo numero di «Autografo» possono forse contribuire a cambiare questa situazione. Com’è caratteristico della rivista, anche Natalia Ginzburg raccoglie sia saggi di studiose e studiosi, sia scritti dell’autrice inediti o difficili da trovare. Il volume si apre con la testimonianza della psicoanalista e figlia della scrittrice Alessandra Ginzburg, che ricorda come il periodo del confino nel paesino abruzzese di Pizzoli durante la guerra abbia segnato la storia personale e il profilo di scrittrice e intellettuale della madre. Il saggio di Grignani compendia i suoi studi sullo stile del teatro e della narrativa di Ginzburg e costituisce un’ottima e agile introduzione alla sua produzione letteraria. Segue uno studio di Scarpa sull’epigrafe posta da Ginzburg in apertura della Prefazione alla sua traduzione del primo volume della Recherche di Proust, intitolata La strada di Swann e pubblicata da Einaudi nel 1946; se si legge come un piccolo giallo, questo studio è un modello per la ricerca letteraria. Anna Stella Poli si occupa poi della biografia familiare La famiglia Manzoni, concentrandosi su come Ginzburg arrivi a scriverla e su come venga recepita al momento della sua pubblicazione nel 1983; mentre Mattarucco ricostruisce il rapporto fra letteratura e infanzia, intendendo sia ciò che Ginzburg leggeva da bambina sia come concepiva la funzione della letteratura per l’infanzia. Emmanuela Carbé ritorna a studiare l’autografo di Lessico famigliare, il libro autobiografico con cui Ginzburg vinse il premio Strega nel 1963, stabilendo le date in cui Ginzburg donò le sue carte al Centro Manoscritti di Pavia; e Giorgia Benedetta Erriu riconsidera i modi in cui, in seguito al suo soggiorno a Londra negli anni 1959-61, Ginzburg rimanga influenzata dal teatro di Harold Pinter e dalla narrativa di Ivy Compton-Burnett. In una lunga recensione a Lessico per Natalia di Giorgio Bertone, si sottolinea infine come la centralità del dialogo in Ginzburg trasformi in conoscenza la subordinazione di genere: proprio perché danno voce alle donne e altre persone dominate per secoli, la narrativa e il teatro di Ginzburg sono in grado di articolare una visione lucida della condizione umana come inevitabilmente segnata dalla vulnerabilità e dall’interdipendenza delle persone. E questa visione è bene riassunta nei due testi più importanti di Ginzburg raccolti in questo numero di «Autografo»: Breviario dello scrittore e Conoscenza e felicità, due scritti apparsi degli anni sessanta e pubblicati qui per la prima volta in volume.
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