[ trad. it. di F. Cesari, Carocci, Roma 2017 ]
In Lo sguardo realista Peter Brooks legge l’Ottocento di Balzac e Flaubert con una sensibilità tutta modernista e una consapevolezza, all’opposto, volutamente postmoderna («noi postmoderni» è espressione che ritorna nel testo). Il risultato è quello di saper distinguere tre grandi arcate della modernità – Ottocento, modernismo e postmoderno – per poi fonderle e incrociarle in un discorso unitario. Del resto, è l’assunto del testo, non si può leggere il passato se non con l’ottica del presente e la cognizione dei grandi momenti di frattura (il modernismo).
Tra il capitolo teorico di apertura e quello conclusivo, curvato sulle prospettive future, trovano spazio dieci capitoli, che procedono con metodo auerbachiano: Balzac, Flaubert, Dickens, George Eliot, Zola, la città in Balzac, Zola e Gissing, due incursioni pittoriche (Manet e Courbet), il modernismo.
Secondo la tesi di Brooks, Balzac e Flaubert descri-vono la crisi del linguaggio e dei segni. I loro personaggi, infatti, vivono in mondi dei quali non comprendono il codice comunicativo: per questo sono destinati al fallimento, alla sofferenza, alla gaffe. È soprattutto Lucien de Rubempré, nelle Illusioni perdute, il prototipo di questo spaesamento: «non intenderà mai appieno l’indefinito sistema dei segni» (p. 46) che regna a Parigi. «Dovunque si trovi, Lucien è confuso e ostacolato da un linguaggio che credeva di padroneggiare». È insomma Balzac a rappresentare un codice che non si struttura più sul linguaggio referenziale, in cui al significante corrisponde un significato, ma ha zone di ambiguità e di non detto. Flaubert fa suo l’assunto, e su questo lascia naufragare Rodolphe, che «non rie-sce a riempire le lacune del linguaggio con la propria immaginazione». In fondo, sostiene Brooks, Madame Bovary «propone di guardare al linguaggio come a uno strumento danneggiato, inadeguato all’espressione della passione umana».
Paradossalmente il realismo – declinato da Brooks come esigenza di realtà – nasce da questa impasse del linguaggio. Ciò che non può essere detto va mostrato: la vista arriva lì dove la comprensione delle parole si ferma. Per questo motivo il realismo è prevalentemente visivo: si affida a oggetti, corpi, case, i quali a loro volta hanno un potere simbolico altrimenti intraducibile. Ed è ciò che non comprende Lucien, convinto che un nome nobiliare conti più di un bell’abito. Mentre marito e amante possono conoscere Emma «solamente attraverso i dettagli e gli accessori che caratterizzano la sua bellezza»; e forse non solo la caratterizzano ma addirittura la costituiscono.
C’è però un paradosso: quegli stessi oggetti che costituiscono le nuove forme comunicative della modernità capitalista non possono che essere rappresentati con parole. Sicché sempre all’interno di un sistema di segni imperfetto ci si trova. Questo è ciò che comprendono i modernisti: «Le inverosimiglianze di Balzac divengono, in Proust, una sorta di pietra di paragone, e stanno a indicare come la narrativa, persino quella che si propone di essere realista, abbia bisogno di produrre simboli e rappresentazioni del reale, senza limitarsi a riprodurlo in modo fotografico». Insomma per Brooks la stagione del modernismo si impernia su una sensibilità nuova, che proprio nel crack tra cose e parole trova la sua pietra angolare. Ma al tempo stesso questa medesima stagione fa proprie le scoperte di Balzac, Flaubert e Zola e rende l’ambiguità del linguaggio non solo un tema, ma anche l’elemento principe della costruzione romanzesca. Per questo motivo Brooks può af-fermare che «l’Ulisse non costituisce un ripudio del realismo, ma un suo ulteriore sviluppo».
Il realismo dunque nasce nel momento in cui il reale si rivela inafferrabile. La nostra insaziabile sete di realtà, anche quella di oggi, risponde sempre allo stesso deficit. Per questo motivo non è il caso di decre-tarne la morte: «l’impulso dal quale è nato il realismo all’interno del romanzo va ancora avanti, e senza dubbio continuerà in futuro. Il romanzo realista fa parte dei progetti elaborati dalla curiosità umana: è un modo di conoscere e modellare il mondo».
Lascia un commento