In Mauritshuis (1986) l’ekphrasis tipica della poesia neo figurativa di Edoardo Sanguineti si stabilizza per la prima volta, permettendone uno studio approfondito. Questa tecnica occupa un posto di primo piano nella sua produzione in versi, non solo dal punto di vista espressivo ma anche come fatto di poetica. Nella macro fase neo figurativa l’ekphrasis viene utilizzata come pretesto per creare un io parlante ibrido in cui l’identità del doppio letterario sanguinetiano interagisce con quella di un personaggio estrapolato da un’opera pittorica. Il risultato è un soggetto che, parlando di se stesso come farebbe il logorroico sosia sanguinetiano, offre al lettore una teatralizzazione interpretante dell’immagine in cui è rappresentato. La potente carica straniante insita in queste poesie è ulteriormente sollecitata dall’avvenuta separazione tra testo e immagine, che soltanto dopo essere stata ricucita – con l’aiuto delle spie ecfrastiche disseminate dall’autore tra i versi – ammette chi legge al momento ludico della fruizione del testo verbo-visivo.

The typical ekphrasis of Edoardo Sanguineti’s neo-figurative poetry is established for the first time in Mauritshuis (1986), making an in-depth study possible. This technique covers a prominent position in poetry production, not only from an expressive point of view but also as a poetical issue. In the neo-figurative macro-phase the ekphrasisis used as a pretext to create a hybrid subject, in which the identity of Sanguineti’s literary double interacts with the identity of a character painted in a picture. The result is a subject that offers the reader an interpretive theatricalization of the image in which he is represented. The meaningful estrangement contained in these poems is increased by the disjunction between text and image. As soon as the connection is established through the aid of the ekphrastic signs, the reader is allowed in the ludic moment of the verbal-visual text’s fruition.