Scritto negli anni Cinquanta in Unione Sovietica, e pubblicato per la prima volta nel 1980 in Svizzera, Vita e destino di Vasilij Grossman apparve, ai lettori occidentali degli anni Ottanta, come un’opera inattuale, oltre che come un capolavoro destinato a cambiare il canone del romanzo. Recuperando alcune strutture di Guerra e pace, Grossman dimostra che certe forme narrative nate nel secondo Ottocento possedevano ancora, alla fine del Novecento, una forza letteraria ineguagliata. L’effetto che un romanzo come Vita e destino suscita sui lettori contemporanei rimette in discussione alcuni topoi critici nati nell’età delle avanguardie storiche. Questo saggio riflette sulle conseguenze di un simile anacronismo.
Written during the Fifties in the Soviet Union, and published for the first time in 1980 in Switzerland, Vasily Grossman’s Life and Fate appeared, to Western readers of the Eighties, as an untimely work and as a masterpiece that would change the canon of the novel. Recovering some literary structures from Tolstoy’s War and Peace, Grossman’s work proves that the narrative forms born in the second half of the 19th century still possess an unequalled artistic force. The effect of Life and Fate on contemporary readers puts into question some critical commonplaces born in the age of the avant-gardes. This essay deals with the theoretical consequences of such an anachronism.
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