Nei Sommersi e i salvati, Primo Levi prende la parola non più come testimone che parla a chi non sa, ma come autore che si rivolge anche a chi sa o crede di sapere; a chi ha una cognizione degli eventi proprio grazie ai libri già canonici dello stesso Levi e di altri. Il suo obiettivo non è solo quello di colmare una lacuna nella conoscenza altrui, ma anche quello di escludere i malintesi, le falsificazioni e gli stereotipi. Gli strumenti adottati da Levi a questo scopo sono di natura stilistico-retorica; nei Sommersi e i salvati vengono instaurati due diversi “stili della memoria”: l’uno è teso a confutare la falsa chiarezza; l’altro, basato sul parallelismo e la reciprocità degli opposti, mostra la qualità razionale del discorso di Levi. Nell’articolo si prendono in considerazione caratteristiche ed esempi dei due stili, mettendoli in relazione con i temi del libro e il suo contesto storico-culturale.
In The Drowned and the Saved, Primo Levi speaks not as a witness who addresses those who do not know, but as a writer who also addresses those who know or believe they know, those who have an understanding of events thanks to books already canonical by the same Levi and other authors. Its objective is not only to fill a gap in people’s knowledge, but also to exclude misunderstandings, falsifications and stereotypes. For this purpose, Levi adopts stylistic-rhetorical tools; in The Drowned and the Saved two different “styles of memory” are established: one aimed at refuting false clarity; the other, based on the parallelism and reciprocity of opposites, shows the rational quality of Levi’s discourse. The article takes into consideration the characteristics and examples of the two styles, relating it to the themes of the book and its historical-cultural context.
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