• Il saggio indaga sui modi in cui la narrativa italiana degli anni Zero si è appropriata della lotta armata come tema letterario di successo. Gli anni di piombo, segnati da un’ondata di violenza politica rossa e nera probabilmente senza precedenti in Europa, hanno lasciato in eredità alla cultura italiana un trauma che il ceto dei letterati ha a lungo eluso o rimosso; solo a partire dagli anni Novanta quel nodo ha cominciato a diventare cruciale, tanto nel sistema della comunicazione quanto in quello delle arti, per poi farsi addirittura ossessivo all’inizio del nuovo millenio, in concomitanza con la riapparizione di fenomeni brigatisti e più in generale di un minaccioso terrorismo globale.
La prima parte del saggio propone una periodizzazione del fenomeno e si concentra sull’analisi della rimozione che caratterizza tutti gli gli anni Ottanta: attraverso lo studio delle poche opere disponibili sull’argomento – perlopiù testimonianze dei protagonisti diretti – si tenta di descrivere l’atteggiamento ambivalente con cui letterati ed editoria hanno in un primo momento esorcizzato il ricordo e gli strascichi degli anni di piombo. La seconda e più corposa parte del saggio riflette invece sulla crescente presenza della lotta armata nelle immagini della narrativa italiana a partire dalla metà degli anni Novanta e fino ai giorni nostri. Attraverso l’analisi formale di un vasto corpus di testi, trattati come “indicatori sociologici” di movimenti più generali della nostra cultura, si giunge a formulare tre ipotesi di interpretazione: tentativi di spiegare come mai una stagione così tesa, dolorosa e remota della nostra storia torni nella letteratura di oggi investita di così grandi responsabilità simboliche e politiche.
• The essay investigates the ways Italian narratives of the last ten years have exploited as a successful literary theme events, signs and icons of the so-called anni di piombo. The period of the “lotta armata”, spanning roughly from 1969 to 1983, was marked in Italy by a streak of political mass violence and left- and right-wing terrorism, both probably unmatched in contemporary European history. This kind of national trauma, often forgotten, eluded or rejected by Italian artists all along the Eighties, has become since the end of the Nineties a crucial subject of the Italian cultural life, in media culture as well as in artistic representations, probably encouraged by the resurgence of terrorist activity in Italy (the “new” Red Brigades) and abroad. Firstly, the essay defines and discusses the characters of the long phase of oblivion: by focusing on the few exceptions – mostly memoirs provided by terrorists themselves –, the study tries to describe how Italian writers basically exorcised the political violence when it was still close to them and therefore too painful to be expressed in literature. The second half of the essay explores the raising of political violence as a matter of fiction from the turn of the century until now: episodes of the “Lotta armata” reappear implicitly or explicitly as themes of the new Italian literature, especially through Midcult or Masscult narrative modes. The formal analysis of a large corpus of recent narratives, all examined as “social texts”, isolates three different exegetic frames in order to fully understand how a period so tense, traumatic and distant seems today to be charged, from a literary point of view, by such a huge symbolical and political significance.
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