Nelle letterature del Novecento, da sfondo e contorno, lo spazio diviene sistema, assumendo, a detrimento del tempo, un posto sempre più rilevante. Se in generale, in letteratura, sono i mutamenti dello spazio a rendere sensibile la percezione del tempo, a creare cioè quell’unità espressa nella nozione di cronotopo, le “cose nuove”, sfornate a ritmi sempre più rapidi a partire dall’età industriale, a detrimento di quelle consacrate dall’abitudine, dalla memoria e dalla tradizione, contribuiscono a determinare, nell’immaginario, la liquidazione o il collasso delle categorie temporali a vantaggio di quelle spaziali: ne conseguono, tra l’altro, le procedure stilistiche della simultaneità, della frammentazione e il discredito della sequenzialità.
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