[ Mimesis, Milano-Udine 2023 ]
Il libro di Giulia Perosa, Gadda e il paesaggio, arriva a colmare una lacuna bibliografica: nonostante l’importanza e la pervasività delle descrizioni paesistiche nel corpus gaddiano, mancava ancora uno studio sistematico delle forme e delle funzioni del paesaggio nell’opera di Gadda. La tenuta del volume deve molto alle scelte di metodo dell’autrice che si propone di assumere un approccio solido ma flessibile, che si avvalga di parametri diversi, efficaci per interrogare testi dalla discorsività sempre ibrida e stratificata. La sfida è tenere insieme indagine linguistico-testuale, approccio narratologico e prospettiva tematico-referenziale.
Il paesaggio si configura come «una delimitazione dello spazio operata dallo sguardo di un osservatore » (p. 14). La definizione chiarisce subito gli elementi sui quali si concentreranno le analisi testuali: puntare l’attenzione sullo sguardo e sulla funzione e gli effetti dell’osservatore impone una cura particolare per la qualità porosa della discorsività gaddiana, per le sfasature tra voce e punto di vista e per il modo in cui questi fattori si combinano alla trama dei motivi per costruire un senso.
L’analisi attraversa tutta l’opera gaddiana tracciando un percorso cronologico attento alla forma dei testi, ai punti di svolta, alle continuità e alle discontinuità. L’ipotesi che regge il saggio è che la descrizione paesistica per Gadda non rappresenti soltanto un momento digressivo o una pausa, ma al contrario si configuri come motore del racconto, altro modo per narrare, strategia alternativa per conoscere e rappresentare la complessità del reale.
Dopo aver posto le categorie, i capitoli II, III e IV sono dedicati rispettivamente al paesaggio di guerra, alle prose brevi geografiche e di viaggio e ai testi narrativi finzionali. La costruzione del paesaggio bellico, urbano o naturale diventa anzitutto un dispositivo memoriale. I frammenti di paesaggio di guerra riaffiorano in tutta l’opera a testimonianza di quanto, dai diari di guerra a Eros e Priapo, la descrizione dello spazio svolga una funzione compensativa del trauma bellico sempre sottotraccia nella scrittura gaddiana.
Ma la memoria è strettamente connessa a un’altra categoria che in tutto il volume viene messa in tensione con quella di spazio, e cioè il tempo. Come mette bene in luce l’autrice, l’interesse di Gadda nelle narrazioni odeporiche è per lo più rivolto alle trasformazioni dell’ambiente nel tempo: l’io riconoscibile che fa esperienza dei luoghi mette al centro della sua «narrazione per immagini» (p. 168) il rapporto ambivalente tra natura e attività umana.
Ciò che muta nei racconti successivi e poi soprattutto nei romanzi maggiori sono «da un lato la sinergia che si crea tra la tessera paesaggistica […] e gli attributi specifici del procedere narrativo, e dall’altro l’aura di indeterminatezza referenziale» (p. 175). Se già nei racconti dell’Adalgisa l’inserto paesaggistico serve a mettere in luce alcuni specifici tratti psicologici del personaggio, il paesaggio si fa nella Cognizione strumento per scandire eventi dalle temporalità sfasate. È, infine, con lo «sguardo in movimento» del Pasticciaccio che lo spazio si fa simbolo di una «conquista gnoseologica che non può compiersi» (p. 235). Come l’analisi dei testi mostra, in Gadda la descrizione non è solo “commentata” o “per alternative”, ma è «narrativizzata», cioè restituita dalla prospettiva di un personaggio, animata da verbi di movimento e indicatori che la rendono «temporalizzata» (p. 264) e dinamica.
Per ogni tappa del percorso Perosa ci spiega cosa c’è già e cosa resta ancora da fare. Con chiarezza e rigore l’autrice si posiziona nel dibattito critico, dà conto degli studi dai quali muove la sua lettura e pone la propria interpretazione in relazione alle altre. Il risultato è una proposta che raggiunge pienamente l’obiettivo ambizioso postosi all’inizio: quello di presentare uno studio che tenga conto delle specificità di un autore come Gadda, ma che allo stesso tempo possa rappresentare un modello per l’analisi di altri autori e opere novecentesche.
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