[ a cura di L. Fraisse, .ditions de Fallois, Paris 2019 ]
Le Mystérieux Correspondant et autres nouvelles inédites raccoglie dei testi inediti (tranne uno) che Marcel Proust aveva conservato nello stato di brouillons senza farne menzione con nessuno, almeno da quanto ci è dato sapere dai documenti conservati. Nel libro compaiono abbozzi di racconti, foglietti, note, appunti (in parte riprodotti nel dossier iconografico che correda il volume) provenienti dal fondo che Bernard de Fallois ha donato alla Bibliothèque Nationale de France.
Nella prima parte del libro vengono presentati e trascritti nove racconti autografi incompiuti, composti da Proust al tempo della stesura di Les Plaisirs et les Jours (1896), ognuno dei quali è introdotto dal curatore Luc Fraisse e accompagnato da un apparato di varianti. Nella seconda parte, intitolata Aux sources de la «Recherche du temps perdu», Luc Fraisse descrive, trascrive e commenta alcuni documenti dello stesso fondo, riconducibili a un periodo posteriore, che permettono di approfondire alcuni aspetti della Recherche.
Il mistero intorno al silenzio di Proust sui racconti è presto svelato: pur essendo molto diversi tra loro per ambientazione, personaggi e livello di sviluppo della trama, sono quasi tutti accomunati dal tema dell’omosessualità. Tema scandaloso per il milieu famigliare e sociale di Proust, messo in scena con un tormento e una sofferenza in cui Luc Fraisse legge la trasposizione di una sorta di journal intime che il giovane scrittore avrebbe preferito tenere per sé. Proust non si confida mai apertamente, ma nelle contraddizioni e nelle imprecisioni del testo è possibile intravedere una rete di sue proiezioni. Diverse sono le strade che si aprono a partire da questi racconti. Possono essere, per esempio, messi in relazione agli altri scritti dello stesso periodo: alcuni dei racconti, infatti, dovevano inizialmente essere inclusi in Les Plaisirs et les Jours (Proust ne aveva inserito i titoli negli indici del progetto in corso), e in questo senso si può ipotizzare che la loro esclusione dal volume sia dovuta anche alla presenza eccessiva dell’omosessualità, che sarebbe divenuto il tema centrale della raccolta. Ma questi racconti possono essere legati all’opera futura di Proust, per ritrovarvi il germe di alcuni episodi o passaggi della Recherche, per reperire quel gusto per il romanzo mondano le cui atmosfere comporranno l’universo di Swann, per individuare i suoi primi modelli letterari (Racine, Hugo, Stendhal, Dumas père, Poe, Nerval, Tolstoj) o riconoscere il tentativo di cimentarsi con alcune forme letterarie (récit à suspens, conte fantastique, dialogue des morts) che Proust in seguito abbandonerà completamente o sfrutterà solo in parte. Sono testi con tante cancellature e tante esitazioni (nella struttura, nei dialoghi, nei comportamenti dei personaggi), in cui Proust sperimenta diverse possibilità a partire dallo stesso nucleo narrativo, secondo un procedimento che continuerà ad utilizzare negli anni a venire: come nei cahiers della Recherche, infatti, anche qui per costruire un episodio giustappone più sviluppi della narrazione, in modo da vagliare diverse possibilità.
Ma vediamo più da vicino questi racconti. In Pauline de S. la decisione di andare a fare visita a un’amica malata è il pretesto per mostrare come cambino le idee del narratore su come una vita possa essere vissuta all’avvicinarsi della morte. Nelle prime righe del racconto si intravede un primissimo abbozzo della separazione tra tempo perduto e tempo ritrovato accompagnata da alcune considerazioni sulle nuove forme che assume il mondo dopo certi incontri epifanici, e su come l’arte possa farci scoprire profondità impensate in noi stessi. Anche in Le Mystérieux Correspondant la possibilità dello svelamento è data da un morte prossima: in questo caso le protagoniste sono due donne, Françoise e Christiane, e il racconto è tutto incentrato sulla suspense generata da alcune lettere di un misterioso spasimante di Françoise che si scopre infine essere proprio l’amica Christiane. Nell’introduzione al racconto, Luc Fraisse fa notare la probabile influenza di Poe nella costruzione del testo, e ricorda che Proust, proprio in quegli anni, aveva cominciato con alcuni amici un romanzo epistolare. Anche in questo caso, il lettore in cerca di rimandi alla Recherche non rimane deluso: qui può trovare una formula («la griffe de l’authenticité», p. 50) che Proust utilizzerà quasi immutata nel Temps retrouvé per parlare delle reminiscenze involontarie. In Souvenir d’un capitaine, un capitano ritorna sui luoghi in cui era stato tenente: alla malinconia dei ricordi si mescola l’incontro angosciante e conturbante con un brigadiere. L’emozione e il trasporto sono messi in scena senza che il protagonista ne sappia riconoscere la natura, e anche qui si trovano facilmente allusioni che torneranno nella Recherche, tanto nella descrizione dell’attrazione omosessuale che nelle riflessioni del capitano su come la memoria ricrei la realtà. Jacques Lefelde è un récit à énigme che racconta le passeggiate solitarie di uno scrittore (che ricorda da vicino il conte Delfante di De l’Amour di Stendhal) al Bois de Boulogne, ma si conclude troppo presto perché il mistero delle ragioni che spingono l’uomo a tornare ogni giorno nello stesso posto possa essere svelato. Aux Enfers è un dialogo tra morti in cui Sansone, Quélus (probabilmente il conte Caylus, favorito di Enrico III) e Ernest Renan discutono dell’omosessualità. Oltre alla presenza dei versi di Vigny che Proust metterà in esergo a Sodoma e Gomorra, troviamo anche un primo abbozzo della controversia tra Charlus e Brichot in La Prisonnière. In Après la 8e symphonie de Beethoven quello che sembra un monologo amoroso, attraversato da alcuni riferimenti evangelici, si rivela essere una riflessione sulla musica: Proust – osserva Fraisse – era già entrato in contatto con la filosofia di Schopenhauer e dalle poche righe di questo racconto traspare anche la lettura di Aristotele e Schelling. La concience de l’aimer è un testo molto breve con moltissime cancellature in cui un animale misterioso consola un innamorato respinto: qui vediamo un giovane Proust che cerca con molte esitazioni la forma migliore per cogliere le sfumature psicologiche della profonda solitudine del protagonista. Infine, Le don des fées è composto da due brani che riportano le parole delle fate sulla culla di un bambino condannato per la sua troppa sensibilità a un destino di sofferenza. Il secondo brano, in particolare, è forse il più toccante dell’intera raccolta perché contiene alcuni dettagli biografici in cui si intravedono bene i tratti del futuro narratore.
Per la critica proustiana questa pubblicazione aggiunge un nuovo tassello alla ricostruzione di quell’interessantissimo laboratorio di scrittura che precede, anche di molti anni, la Recherche. I documenti della seconda parte del volume offrono informazioni curiose e preziose sulle letture e sull’avanzamento dei progetti dell’autore, così come sui modelli dei suoi personaggi futuri. Tra questi c’è anche un foglietto firmato dal concierge di Proust in cui sono descritti e trascritti rumori e frasi urlate per strada: documento che di certo in qualche modo è servito per il passaggio de La Prisonnière dedicato a les cris de Paris.
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