Storia di un prete oltranzista e pedofilo, Bruciare tutto (2017) di Walter Siti ha suscitato un vasto dibattito sul rapporto fra letteratura ed etica e sull’autonomia dell’arte. Questo saggio esamina prima le diverse posizioni espresse in merito, poi il romanzo: lontano dal pronunciare un’apologia della pedofilia, esso finisce però per vanificare la possibilità della sua condanna. Lo scandalo perseguito scientemente contesta la comunicazione di massa, ma resta vittima della sua logica. Narratore onnisciente e insieme irresponsabile, Siti gioca così fino in fondo le carte perturbanti dell’immoralismo e del nichilismo.
Bruciare tutto (2017) by Walter Siti is the story of a fundamentalist and pedophile priest that has sparked a vast debate on the relationship between literature and ethics and on the autonomy of art. This essay first discusses relevant critical views, then analyses the novel per se. Far from pronouncing an apology of pedophilia, it ends up making its condemnation impossible. While intentionally pursuing a scandal meant to challenge mass communication, the novel becomes a victim of its own provocative logic. As an omniscient and irresponsible narrator at once, Siti proves an immoralist and nihilist all the way, with uncanny effects.
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