[ a cura di P. Italia, G. Pinotti e C. Vela, Adelphi, Milano 2017 ]
Dopo uscite importanti e molto attese – fra cui risaltano Eros e Priapo e Accoppiamenti giudiziosi – Adelphi ripubblica La cognizione del dolore a cura di Paola Italia e Giorgio Pinotti. La nuova edizione riproduce fedelmente la quinta einaudiana, uscita nel giugno 1971 nella collana «Gli struzzi», con il quarto e quinto tratto della Seconda parte a concludere il romanzo e la poesia Autunno spostata in Appendice, assieme a L’Editore chiede venia del recupero chiamando in causa l’Autore e ai Chiarimenti indispensabili. È questa la scelta che si distacca più nettamente dall’edizione critica commentata di Emilio Manzotti per Einaudi nel 1987, mentre il Dossier genetico messo assieme da Italia e Pinotti riproduce (e riduce) materiale compositivo già pubblicato da Manzotti. Nonostante l’opportuna riproposizione di preziosi appunti gaddiani, la “nuova” Cognizione adelphiana non è un’edizione critica, ma i curatori ne auspicano l’allestimento per riordinare e portare alla luce i molti materiali ancora inediti, in parte consultabili nella Biblioteca Trivulziana di Milano. Come per le ripubblicazioni precedenti, l’edizione è chiusa da una ricca Nota al testo che ricostruisce le vicende compositive e redazionali del romanzo. Il lavoro di Paola Italia e Giorgio Pinotti nella Nota è puntuale e si sofferma su tre nuclei fondamentali: costruzione, eredità e vendita della casa di Longone; il rapporto tra Gadda e Adele Leher; le articolate vicende redazionali ed editoriali, dal 1938-1941 di «Letteratura» agli anni 1963, 1970, 1971 delle edizioni einaudiane. Su quest’ultimo punto, già la Nota al testo dell’adelphiana Accoppiamenti giudiziosi ci aveva abituati alla metodologia di lavoro: il balletto di promesse e reticenze gaddiane è seguito con attenzione e si fonda sia su materiale già noto che su testimonianze inedite. Ne viene fuori l’immagine di un Gadda nevrotico e timido, soggetto alle passioni-pressioni di Bonsanti, ma anche arricchito dai fondamentali rapporti con Roscioni, Citati e Contini. A questo aspetto più “pubblico”, corrisponde un’attenzione rivolta al privato, sia che si tratti delle ipoteche che gravano sulla «fottuta casa di campagna» di Longone, oppure degli infiniti sensi di colpa nei confronti della Madre. L’aggiunta di un testo su Adele in due redazioni, scritto da Gadda per la rivista «Oggi» e mai pubblicato, si inscrive in questo solco di memorie private riemerse tra fatiche e reticenze nel corso dei trent’anni della storia di questo romanzo. Nei passaggi della Nota al testo in cui le figure di Adele e della casa sono centrali, la chiave di lettura autobiografica risalta con maggiore decisione. La materia, come noto, è delicata e gli scivolamenti pericolosi: che la Cognizione sia un romanzo di continua riemersione di un vissuto personale intollerabile è fatto certo e ampiamente documentato, che sia anche altro oltre a questo (e alle intrecciate vicende editoriali) non è sempre percepibile. Manca, ad esempio, una riflessione sull’ampissima intertestualità, aspetto molto evidenziato da Manzotti sia nell’edizione critica del 1987 che nei successivi interventi di introduzione al romanzo. E manca una prospettiva interpretativa che consenta di affrontare nodi teorici importanti come, ad esempio, il rapporto tra la Cognizione e i suoi frammenti che, nel corso degli anni, hanno seguito altre strade in raccolte come L’Adalgisa e Accoppiamenti giudiziosi. L’effetto finale, dunque, è quello di una ricostruzione minuziosa e approfondita, che si sposta solo raramente sull’interpretazione.
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