Tra i teorici del Novecento, Francesco Orlando è quello che più coerentemente ha saputo impiegare strumenti freudiani nell’interpretazione delle opere, mettendo a frutto i concetti di ritorno del represso e di formazione di compromesso. Per leggere i testi Orlando “riusa” modificandole due nozioni capitali della psicoanalisi freudiana: da un lato in luogo di “rimosso” parla infatti di “represso”, comprendendo la censura che grava su idee e forme socialmente scomode, e dall’altro definisce la formazione di compromesso come quella «manifestazione semiotica – linguistica in senso lato – che fa posto da sola, simultaneamente, a due forze psichiche in contrasto diventate significati in contrasto» a detrimento della sua accezione clinica. I due strumenti non sono presenti nei lavori di Orlando con la medesima rilevanza né con la stessa convergenza d’intenti…
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