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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Anna Baldini – Anna Ferrando, Adelphi. Le origini di una casa editrice (1938-1994)

[ Carocci, Roma 2023 ]

È possibile ricostruire la storia di una casa editrice senza aver accesso ai suoi archivi? Dopo aver affrontato difficoltà analoghe per ripercorrere le vicende dell’Agenzia Letteraria Internazionale prima del suo passaggio alla direzione di Erich Linder (Cacciatori di libri. Gli agenti letterari sotto il fascismo, 2019), Anna Ferrando riesce ora nella non facile impresa di raccontare le circostanze che hanno portato nel 1962 alla fondazione di Adelphi e il primo trentennio di vita della casa editrice che occupa oggi una posizione egemone nel settore dell’editoria di cultura. La storica ha compensato l’impossibilità di accedere a quella che avrebbe dovuto essere la sua fonte principale attingendo a una trentina di altri fondi documentari, tra cui il più importante è quello del fondatore della casa editrice Luciano Foà, conservato presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, e intervistando una quindicina di protagonisti e protagoniste di questa vicenda editoriale.

Il quadro che ne risulta è ben più mosso e variegato rispetto a quello depositato nella percezione e nella memoria comuni dalla decina di interventi, interviste e libri dedicati alla storia della casa editrice da Roberto Calasso, direttore editoriale di Adelphi dal 1971 fino alla morte nel luglio 2021. Per districare la storia dall’auto-narrazione mitopoietica di Calasso, Ferrando concede ampio spazio alle vicende degli adelphoi originari: Luciano Foà, Bobi Bazlen, Alberto Zevi, Giorgio Colli, ma anche Paolo Boringhieri, Sergio Solmi, Claudio Rugafiori. Circa un terzo del libro, un centinaio di pagine su poco più di trecento, ricostruisce la genesi delle relazioni personali e delle collaborazioni professionali che hanno legato queste persone, e così facendo traccia un affresco di ambienti culturali tanto diversi quali il circolo romano stretto attorno allo psicanalista Ernst Bernhard, le Nuove Edizioni Ivrea di Adriano Olivetti (il progetto editoriale che precede le Edizioni di Comunità), l’Einaudi degli anni Cinquanta e la neonata Boringhieri, i circuiti bancario-imprenditoriali milanesi gravitanti sulla Banca Commerciale di Raffaele Mattioli e sull’Agenzia letteraria internazionale di Augusto e Luciano Foà. La preistoria e la storia dei primi decenni di vita di Adelphi non sono insomma interpretate come fenomeno eccezionale e isolato, ma sono inserite nella rete di relazioni e conflitti del panorama editoriale del secondo dopoguerra.

Anche dopo la fondazione della casa editrice Ferrando continua a dedicare ampio spazio, accanto all’analisi del catalogo, alla ricostruzione delle reti di collaboratori e collaboratrici, e dà rilievo al contributo di autrici, consulenti, traduttrici, redattrici e finanziatrici, pur sottolineando come anche Adelphi mantenga, in sintonia con il panorama editoriale coevo, un esclusivismo maschile nella struttura decisionale. Dedica infine un’attenzione specifica alla vita economica della casa editrice «per evitare di fare soltanto una storia editoriale come storia delle idee» (p. 22): descrive la costituzione del capitale iniziale, la sua ristrutturazione nel tempo e come si accompagna a cambiamenti negli organi direttivi, spiega le condizioni di possibilità del primo decennio di bilanci costantemente in rosso e l’importanza decisiva della ricerca di un appoggio solido nell’apparato distributivo.

Il libro si chiude sulla frattura che fa seguito alla scelta di Calasso di pubblicare nel 1994 il pamphlet antisemita Dagli ebrei la salvezza di Léon Bloy: una decisione irricevibile per Luciano Foà, la cui posizione era stata indebolita dalla morte, nel 1993, dell’amico e finanziatore Alberto Zevi. È solo a seguito di questo vero e proprio colpo di mano che la storia di Adelphi si può identificare integralmente con l’operato, l’ideologia e la visione del mondo di Roberto Calasso.

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