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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Francesca Lorandini – Bernard de Fallois, Saggi su Proust | Marcel Proust, I 75 fogli

[ trad. it. di V. Agostini-Ouafi e F. Ascari, La nave di Teseo, Milano 2022 ]

[ éd. N. Mauriac Dyer, trad. it. di A.I. Squarzina, La nave di Teseo, Milano 2022 ]

Tra i molti libri interessanti usciti in Italia durante il centenario della morte di Marcel Proust, ce ne sono due pubblicati dalla Nave di Teseo particolarmente preziosi: Saggi su Proust di Bernard de Fallois, che è il pioniere della critica proustiana, e I 75 fogli, volume per cui si può usare l’aggettivo “leggendario” senza remore perché si tratta dell’edizione di un manoscritto di cui si conosceva l’esistenza da decenni ma ricomparso solo nel 2018, che contiene una primissima versione del grand oeuvre di Proust, cioè un primo, compatto nucleo narrativo della Recherche. Bernard de Fallois ha segnato la storia della critica del Novecento: fu a lui poco più che ventenne che, grazie all’intercessione di André Maurois, Suzy Mante-Proust (la nipote di Marcel Proust, figlia del fratello Robert) diede accesso a una soffitta delle meraviglie piena di lettere, articoli, documenti, fogli e foglietti appartenuti allo zio e mai classificati. Fallois si fece strada in quella montagna di testi disparati e ne tirò fuori il Jean Santeuil (1952) e il Contre Sainte-Beuve (1954), e con questi due libri presentò anche un’immagine dello scrittore nuova rispetto a quella che si era diffusa nei trent’anni precedenti, che andava a smontare la vulgata secondo cui Proust avrebbe vissuto una prima parte della sua vita nell’ozio e nella mondanità, e da un certo punto in poi si sarebbe rinchiuso nella sua stanza a scrivere la Recherche. Grazie allo studio delle carte, Fallois mostrava invece tutt’altro, e cioè un uomo che per anni aveva perseguito un’opera totale, elaborata a forza di tentativi e di fallimenti. Il volume dei Saggi pubblicati dalla Nave di Teseo è diviso in due parti. La prima propone un ciclo conferenze in cui Fallois risponde con grande lucidità e capacità di sintesi a una serie di domande (La vita di Proust è poi così tanto interessante?, Come ha composto Proust il suo romanzo?, I personaggi di Proust sono vecchi e superati?, Proust è il vero autore della «Comédie humaine»?, Proust pro o control’amore?, L’opera d’arte può vincere la morte?) con l’obiettivo di far conoscere tutte le sfaccettature dell’universo proustiano. Segue una conferenza dedicata a Proust e Chateaubriand e un’altra dal titolo Lettori di Proust, dedicata ai rapporti tra l’estetica proustiana e le prime esperienze di lettura della Recherche. La seconda parte del volume presenta un’introduzione generale alla Recherche, che tocca gli aspetti più generali (temi, prime reazioni, originalità dell’opera, ruolo di Proust nella letteratura francese) con approfondimenti dedicati a tutti e sette i volumi (trame, questioni genetiche e editoriali, personaggi, rapporti tra episodi e vicende biografiche), e un compendio di frasi intitolato Marcel Proust. Massime e pensieri, composto da quattro sezioni («L’uomo», «L’amore», «L’arte», «Pensieri di gioventù»), che è una specie di breviario di saggezza proustiana. Quello che leggiamo è un Proust moralista, che scandaglia le pieghe del cuore umano alla maniera dei moralistes del Seicento, un campione di audacia e di buonsenso: sono pagine strane, spiazzanti, perché è un po’ come vedere lo spettacolo da dietro le quinte o «passare dall’altra parte dell’arazzo», come dice Fallois, «rinunciare all’occhio del pittore, allo scintillio dei colori e della vita, per scoprire il tratto scuro e sicuro, leggero, preciso, pulito, del disegno», «abbandonare per un momento Odette, Charlus, Swann e Saint-Loup, e seguire questi altri personaggi, che fanno anch’essi parte del romanzo e che si chiamano amor proprio, vanità, menzogna, immaginazione, desiderio e oblio». Oltre ad essere stato l’editore del Jean Santeuil e del Contre Sainte-Beuve, Bernard de Fallois è anche colui che ha permesso al grande pubblico di leggere Proust, perché negli anni Sessanta fece pubblicare la Recherche nella collana di libri tascabili appena nata che si era trovato a coordinare dopo la morte di Roger Nimier: «Le Livre de Poche classique». Da filologo, da editore, da critico ha sempre perseguito la stessa idea: liberare Proust dalle maglie degli specialismi, portarlo fuori dai cenacoli, dai circoli, e renderlo accessibile, alla misura di tutti. Nella sua impresa di divulgazione qualcosa però lo aveva voluto tenere per sé: tra le carte che da giovane si era ritrovato fra le mani c’era infatti anche un insieme di testi autografi di cui Fallois ha parlato fin dagli anni ’50 senza però mai consegnarli alla Bibliothèque nationale o diffonderne il contenuto nel dettaglio: nella prefazione al Contre Sainte-Beuvevi faceva allusione rapidamente parlando di 75 fogli e diceva che si trattava dello stadio più antico della Recherche, dopo il Jean Santeuil. I fogli sono in realtà 76, e sono stati ritrovati dopo la sua morte nel 2018, in una cartellina bordeaux da lui etichettata come “Dossier 3”, divisi in cinque blocchi e accompagnati da delle sinossi scritte da lui a mano su fogli volanti. Sono pagine redatte da Proust perlopiù nel 1908, e messe da parte nell’autunno di quell’anno, cioè proprio del periodo in cui gli studiosi datano l’inizio della rilettura sistematica che Proust fa dell’opera di Sainte-Beuve, rilettura portata avanti in vista di un saggio, che qualche mese dopo subisce una metamorfosi radicale (è la storia del Contre Sainte-Beuve). I 75 fogli non sono però un progetto di saggio, ma un insieme omogeneo di blocchi narrativi, e per chi conosce la Recherche il legame genetico tra questi e il romanzo futuro è evidente: abbozzi di episodi, descrizioni di luoghi, apparizioni di personaggi, c’è moltissimo, in nuce, avvolto però da una membrana autobiografica – cioè con nomi di persone legate alla vita di Proust stesso – che verrà levata dal romanzo futuro. Il manoscritto è stato studiato da Nathalie Mauriac Dyer e diviso in sei capitoli, utili al lettore per orientarsi («Una serata di campagna», «La parte di Villebon e la parte di Meséglise», «Soggiorno al mare», «Fanciulle», «Nomi nobili», «Venezia»), accompagnati dalla trascrizione di altri manoscritti proustiani in qualche modo legati («perché fanno parte degli antecedenti dei “Settantacinque fogli” o perché testimoniano l’uso che ne fece Proust»). La Nave di Teseo presenta il testo dell’edizione Gallimard del 2021, con la breve ma efficace presentazione di Jean-Yves Tadié e un ricchissimo apparato (notizia, cronologia e note) a cura di Nathalie Mauriac Dyer, a cui si aggiunge un’introduzione all’edizione italiana a cura di Daria Galateria e una nota alla traduzione di Anna Isabella Squarzina. Squarzina ha inoltre rivisto per l’edizione italiana la sezione «Appendici», che comprende la bibliografia, una tavola di concordanze tra la Recherche e i 75 fogli, un indice dei nomi di persone, personaggi, luoghi e opere. Le note e le analisi erudite, con la spiegazione puntuale dell’interpretazione genetica proposta da N. Mauriac Dyer, trovano così una cornice che aiuta il lettore italiano a capire ancora meglio il ruolo di questi fogli per la critica proustiana e per la storia della letteratura del Novecento, con l’aggiunta di un chiarimento terminologico a proposito del commento filologico: Galateria presenta infatti un inquadramento storico letterario e Squarzina propone un utilissimo glossario, dato che il vocabolario della critique génétique e quello della filologia d’autore e della critica delle varianti non sono sempre sovrapponibili. Pubblicare degli inediti, dice Jean-Yves Tadié, è come raccontare la storia di un abbandono, ma anche di infinite resurrezioni. È vero, e il bello, per il lettore, non è tanto carpire il segreto della scrittura (per quello semmai bisogna leggere la Recherche), ma vedere come in fondo il capolavoro sia sempre lì, in potenza, anche quando la creatività sembra esaurirsi in un soggiorno al mare, in un bacio che non va da nessuna parte, in un’inezia. Il bello è sapere che quel narratore a un certo punto un respiro più ampio lo troverà: gli ci vorrà tanta tenacia, e tanta pazienza.

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