[ a cura di D. Balicco, Quodlibet, Macerata 2021 ]
Come osserva Daniele Balicco nella sua introduzione, la scelta di dedicare un volume dell’«Ospite» al laboratorio Olivetti è dettata da due ragioni. La prima riguarda l’importanza dell’esperienza Olivetti in rapporto a uno dei problemi più pressanti dell’età moderna e di oggi, il problema cioè di come governare lo sviluppo tecnologico e «immaginare un progresso scientifico fondato sul dialogo fra scienze pure e cultura umanistica» (p. 12). La seconda riguarda l’importanza che l’esperienza Olivetti ha avuto nella formazione di Franco Fortini, il quale ha infatti collaborato con questa azienda per 24 anni, direttamente dal 1947 al 1963 e indirettamente, come collaboratore esterno, dal 1965 al 1974.
La struttura del volume è dunque bipartita. Da un lato, nella prima sezione del libro, intitolata Umanesimo e tecnologia e composta da undici saggi, troviamo un’indagine multidisciplinare sul laboratorio Olivetti, condotta a partire dall’idea che al suo interno siano state sperimentate alcune risposte al bisogno di controbilanciare la spinta cieca dello sviluppo tecnologico. Dall’altro lato, nelle due sezioni fortiniane del volume, troviamo una ricognizione sull’esperienza di Fortini in Olivetti: l’una (Fortini copywriter) raccoglie una serie di testi dedicati al lavoro di Fortini tra i quali spiccano una sua riflessione del 1961 sul valore estetico della pubblicità (Del copywriting come genere letterario) e il saggio nel quale Balicco ne ricostruisce il profilo di pubblicitario durante la contrapposizione e l’avvicendamento fra «il classicismo moderno dello stile industriale» e il «surrealismo di massa della pubblicità consumer oriented» (p. 154); l’altra (Archivio), comprende due poesie di Fortini (di cui la prima, intitolata Olivetti, inedita), 19 lettere e svariati “scritti olivettiani” e materiali inediti di lavoro.
Rispetto alla seconda parte, altrettanto ricca ma più uniforme, la prima contiene inevitabilmente contributi molto diversi, a conferma che la parabola industriale e culturale della Olivetti chiede di essere raccontata e studiata da molteplici prospettive. Del progetto olivettiano vengono indagate anzitutto la dimensione estetica e la dimensione politica. La prima è al centro dei contributi di Carnevali (che ricostruisce la linea Persico-Olivetti e propone di ricondurre le varie declinazioni dello stile Olivetti a un modernismo “gentile” e razionale, non funzionalista) e di Morawsky (che riflette sulle preoccupazioni estetiche olivettiane a partire dall’ultima intervista rilasciata da Adriano Olivetti a Emilio Garroni nel febbraio del 1960); sulla seconda riflettono Capovin (proponendo un confronto fra l’idea di comunità di Olivetti e il pensiero di Sloterdijk) e Tombola (il quale si concentra sull’organizzazione politica dello spazio sociale attraverso il piano urbanistico e sul progetto di «Comunità»). I saggi centrali della sezione, di Zinato, Alessi e Bellia, sono dedicati a esaminare, rispettivamente, la trasfigurazione dell’Olivetti nei romanzi industriali e in Annibale Rama di Volponi (un racconto-sceneggiatura); due cortometraggi d’impresa scritti da Fortini, Incontro con Olivetti (1950) e Le regole del gioco (1968); una serie di articoli apparsi su «Comunità» tra il 1954 e il 1964 da cui emerge la contraddizione fra l’esplicito anticolonialismo e l’implicito atteggiamento coloniale olivettiano. Il contributo di Ciafaloni, Ferrara e Perini, i quali riflettono sull’esperienza di Luciano Gallino e sulla sua impostazione teorica, e quello di Pomarigi, il quale esamina l’interesse di Adriano per la lezione di Jung mediata da Bernhard, affrontano in qualche modo i due saperi promossi da Olivetti in Italia, cioè la sociologia (Gallino appunto) e la psicologia (Musatti). Chiudono la sezione il saggio di Pacifico sul contributo di Olivetti allo sviluppo dell’informatica in Italia (con particolare attenzione al rapido e incauto disfacimento del settore elettronico) e di Criconia sulla centralità dell’architettura e dell’urbanistica nella visione (e nella comunità concreta) di Adriano Olivetti.
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