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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Agnese Macori – Giacomo Micheletti, Celati ’70. Regressione fabulazione maschere del sottosuolo

[ Franco Cesati Editore, Firenze 2021 ]

Come dichiarato fin dal titolo, il volume si propone di ripercorrere la produzione letteraria di Gianni Celati negli anni Settanta. Nel corso di quattro capitoli, preceduti da una Introduzionee da un Preludio, Micheletti offre una lettura dei primi quattro romanzi (Comiche e i tre Parlamenti buffi) imperniata sui due concetti di «regressione» e «fabulazione». Caratteristica del volume è il confronto costante con i testi: vengono citati non solo ampi estratti dei romanzi analizzati, ma anche passaggi tratti dalla produzione saggistica. A questi riferimenti interni al corpusdell’autore va aggiunto quello che è il tratto peculiare del saggio, ovvero il riferimento costante agli autori stranieri nei cui confronti Celati è maggiormente debitore: Swift, Beckett, e soprattutto Céline (Le Pont de Londres e Entretiens avec le Professeur Y, tradotti dallo stesso Celati negli anni in cui le sue prime opere venivano pubblicate).

Il primo capitolo, «Edoardo, o della fabula (preludio sanguinetiano)», ha la funzione di mettere in evidenza le influenze che tra gli anni Sessanta e i primi Settanta hanno agito sulla produzione celatiana. Come denuncia il riferimento a Sanguineti, una particolare attenzione viene posta al ruolo ricoperto dalla Neoavanguardia e dalle sue teorizzazioni. Micheletti, grazie a una puntuale ricostruzione storico-letteraria, ripercorre gli esordi di Celati, mettendo in luce i legami con il Gruppo 63, ricordando peraltro che lo scrittore fu immediato recensore – e recensore favorevole – degli atti del convegno del 1965 sul Romanzo sperimentale. Ma non sono questi gli unici influssi evidenziati in questo primo capitolo: oltre ai già citati autori stranieri, vengono sottolineate le influenze teoriche di Freud (per il concetto di abreazione), Jung, e Lévi Stauss da cui Celati trae l’«idea di una pratica fabulatoria equiparabile alla lingua sciamanica» (p. 27).

I successivi quattro capitoli del volume sono dedicati rispettivamente a Comiche (1971), Le avventure di Guizzardi (1973), La banda dei sospiri (1976) e Lunario del paradiso (1978), e tengono fede all’approccio intertestuale messo in luce già nell’introduzione. I testi di Celati, riportati per lunghi brani, dialogano infatti costantemente con la produzione saggistica dell’autore, nonché con possibili ascendenti italiani (uno su tutti Calvino) e stranieri. A proposito di Comiche, per esempio, si afferma che il suo «sperimentalismo brut risulta inafferrabile senza il precedente del romanziere francese, della sua contro-lingua impastata di argot» (p. 44), dove il romanziere francese è ovviamente Céline, termine di confronto privilegiato del discorso di Micheletti.

Ma l’intertestualità non è l’unico strumento attraverso cui vengono letti e interpretati i quattro romanzi celatiani: un’importante analisi linguistica è svolta per ciascuno dei quattro testi; in particolare a proposito delle Avventure di Guizzardi viene messo in luce il «plurilinguismo comico che fa di Gianni Celati […] uno dei più interessanti maccheronici post-gaddiani dei ’70» (p. 75).

D’altronde i titoli dei quattro capitoli dedicati ai romanzi insistono sull’atto locutorio dei rispettivi protagonisti, e pongono il linguaggio al centro del discorso: se i primi due capitoli si intitolano «Otero Aloysio, o della verbigerazione», e «Guizzardi o della nenia», il terzo e quarto portano come titolo «Garibaldi, o della parlata della tribù», e «Giovanni, o delle mille voci». Sulla scorta di questa attenzione alla lingua della Banda dei sospiri viene messa in luce una tendenza alla normalizzazione del dettato che si accompagna a una comicità figurativa e non più linguistica, memore anche del modello di Pinocchio; mentre per Lunario del paradiso, ancora una volta, viene evidenziata l’influenza di Céline, riscontrabile nella sua «esondante narratività» (p. 104), e in alcuni prestiti che richiamano il clima del Ponte di Londra. Ed è con Lunario, «vero punto di svolta della ricerca celatiana» (p. 11), che si chiude la ricognizione di Micheletti della prima fase della produzione di Celati.

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