[Raffaello Cortina, Milano 2017]
Perché le storie aiutano a vivere introduce il pubblico italiano alla mole di pubblicazioni che affrontano la letteratura usando teorie e conoscenze elaborate dalla psicologia evoluzionista e dalle scienze cognitive, cioè quegli indirizzi di ricerca e ambiti disciplinari che si occupano della mente e che vanno dalle neuroscienze alla psicologia sperimentale, fino alla filosofia della mente. Come ricorda Cometa, la teoria e la critica letterarie ispirate solo alla psicologia evoluzionista – il darwinismo letterario – non hanno guadagnato un ampio consenso, mentre il cognitivismo è una tendenza consolidata anche negli studi letterari: e il libro include una ricca bibliografia – quasi interamente in inglese -, dove sono elencate sia pubblicazioni specialistiche sia opere di sintesi. Oltre allo stesso Cometa, tra i più importanti studiosi italiani che aderiscono al programma di ricerca cognitivista ci sono Alberto Casadei, Stefano Calabrese, Marco Bernini e Marco Caracciolo, ognuno dei quali è autore di pubblicazioni disponibili in italiano dove si presentano le questioni e gli approcci più importanti (Bernini e Caracciolo 2013), si propone una teoria cognitivista della retorica e della metafora (Calabrese 2013) o una teoria cognitivista della letteratura attenta alla dimensione dell’analisi testuale (Casadei 2011, 2018). Perché le storie aiutano a vivere di Cometa è un libro di pura teoria: cerca allo stesso tempo di offrire uno sguardo d’insieme su alcuni dei dibattiti centrali, discutere vari aspetti di particolari teorie, formulare ipotesi e mettere al centro alcuni temi. Il primo capitolo («Elementi di biopoetica») serve da introduzione: qui Cometa delinea lo schizzo di un’antropologia filosofica e di una teoria letteraria cognitiviste. Partendo dalle ricerche dell’archeologia cognitiva, Cometa riprende poi la teoria della “mente estesa”, secondo cui la letteratura sarebbe una delle protesi tecnologiche che plasmano il funzionamento della mente umana («Archeologia del Sé»). Nel terzo capitolo («Poetiche della mente») Cometa ripercorre le spiegazioni evoluzioniste e cognitiviste del «comportamento narrativo» (p. 59), per chiudere il volume concentrandosi sulla relazione fra ansia e narrazioni vista sempre da una prospettiva evoluzionista e cognitivista («Antropologia dell’ansia»). Perché le storie aiutano a vivere è un libro ricco da cui c’è molto da imparare. Ci sono però due aspetti che non mi convincono. Il tentativo di mappare interi dibattiti e insieme affrontare in dettaglio molti temi può disorientare chi legge. Come può disorientare la bibliografia, che occupa più di sessanta pagine e le cui voci sono elencate alfabeticamente. Sarebbe stato più utile affrontare pochi temi o tracciare alcune linee del dibattito fornendo una bibliografia ragionata più selettiva. Il secondo aspetto è comune alla maggior parte degli studi cognitivisti, dove la discussione è condotta su un piano così generale che al resoconto di teorie e risultati di ricerche scientifiche si sovrappone la loro interpretazione filosofica, e la letteratura come forma d’arte e istituzione sociale non si distingue dalla narrazione come comportamento umano. Rispetto a Cometa e ad altri cognitivisti, non credo che le scienze cognitive o la psicologia evoluzionista offrano una spiegazione generale convincente del perché si scriva e si legga letteratura e non credo che sia in atto una rivoluzione cognitivista che avvicinerà le discipline letterarie alla biologia; sono invece convinto che metodi e risultati derivati dalla psicologia sperimentale abbiano già prodotto esiti interessanti nell’indagine dell’esperienza di lettura (reader response theory): è qui che fenomeni mentali come cognizione ed emozioni sono centrali. Per il resto le discipline letterarie rimarranno vicine a quelle storiche. Cometa ha realizzato comunque il suo intento principale, che è quello di «dare un quadro tematico attendibile» dei recenti sviluppi nelle scienze cognitive e del loro impatto sulla teoria letteraria (p. 60).
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