1. Si parla ormai, da più parti, di un mutamento di scenario nella letteratura e nel cinema recenti. Il crollo delle torri gemelle, si dice, avrebbe posto fine al postmoderno. Condivide questa diagnosi? È cambiato qualcosa nel suo modo di fare e di guardare il cinema negli ultimi anni? Le sembra si possa parlare di un ritorno alla realtà?
2. Da Moore ad Al Gore, sono vari i segni di un ritorno al documentario e al cinema-denuncia nel panorama internazionale. Qual è il suo rapporto con questa forma narrativa? Come incide, se incide, nel suo modo di fare cinema?
3. Anche i giovani scrittori italiani, negli ultimi anni, mostrano un nuovo interesse per l’inchiesta e la non-fiction. Sente un legame con questa nuova letteratura? Ritiene che i suoi film debbano esprimere istanze civili o politiche?
4. Recentemente, in occasione di varie ricorrenze, si è parlato di nuovo di Rossellini, Visconti, De Sica. Esiste secondo lei un legame tra il nuovo cinema e il neorealismo? Qual è il suo rapporto personale con quella tradizione?
5. Nel cinema e nella narrativa contemporanea il riavvicinamento a temi sociali e politici sembra affiancarsi ad una rinnovata considerazione per i generi, che pure aveva già caratterizzato il postmoderno. Ha un ruolo nel suo cinema il racconto di genere? Se sì, quale?
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