La ricezione italiana di autori come Uwe Johnson, Günter Grass, H. M. Enzensberger e Peter Weiss negli anni Sessanta passa attraverso il conflitto tra due divergenti visioni della letteratura, di cui sono rispettivamente portatrici le case editrici Einaudi e Feltrinelli. Pur occupando posizioni assai prossime nel campo editoriale e muovendosi entrambe all’interno di un orizzonte culturale marxista, l’Einaudi, fondata nel 1933, subisce la concorrenza della più giovane Feltrinelli (1955), che al paradigma della letteratura antifascista e neorealista oppone la sperimentazione avanguardistica del Gruppo 63.
Analogamente i germanisti in forza nelle due case, Cesare Cases (classe 1920) ed Enrico Filippini (1934), selezionano all’interno della produzione letteraria di lingua tedesca gli autori e le opere più adatte a corroborare le rispettive linee editoriali, ovvero la loro visione del mondo e della letteratura.
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