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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Paola Quadrelli – Heiner Müller, Teatro

[ a cura di M. Massalongo, CUE Press, Imola 2023 ]

Molto presente sui palcoscenici italiani sin dagli anni Ottanta, l’opera teatrale di Heiner Müller è invece ormai scomparsa dagli scaffali delle librerie: non si può dunque che apprezzare la pubblicazione del presente volume che offre al lettore italiano un’ampia messe di sue pièces, comprensiva di alcuni testi canonici della drammaturgia mülleriana quali Filottete, L’Orazio, Mauser, Hamlet maschine, L’incarico, Quartetto, Riva Degradata Materiale Medea. Per tutti i testi la curatrice propone una traduzione autonoma, come si evince dal mutato titolo di drammi quali Der Auftrag, tradotto con L’incarico, più sobrio rispetto al solenne e tradizionale La missione, e di Verkommenes Ufer, tradotto con Riva degradata, anziché “abbandonata”. I risultati di questa nuova impresa traduttoria appaiono, nel complesso, diseguali e spesso discutibili; la stessa “riva degradata” nel titolo sopracitato si rivela problematica, giacché tale aggettivo non si attaglia a un paesaggio naturale; forse più opportuna sarebbe stata la scelta dell’aggettivo “desolata”, che avrebbe anche reso trasparente il riferimento al Waste Land eliotiano suggerito in un’intervista dallo stesso Müller. Ciononostante la versione di Verkommenes Ufer risulta senz’altro più precisa di quella a suo tempo approntata da Saverio Vertone (Ubulibri 1991); non soddisfacente è invece la traduzione di Philoktet che, oltre ad annoverare qualche errore, si rivela molto meno perspicua, compatta ed efficace della versione di Peter Kammerer e Graziella Galvani (il melangolo 2003). Né si capisce se la presente traduzione sia pensata per una recita a teatro o piuttosto per un lavoro di studio; la frequenza con cui singoli vocaboli vengono tradotti con un doppio termine (ad esempio: Mann con «uomo, maschio», der Schrecken con «lo spavento, l’orrore») fa infatti pensare che la traduzione sia rivolta a un lettore che intenda riflettere sulla polisemia dei termini mülleriani piuttosto che a uno spettatore che ha bisogno di un testo dotato di una certa fluidità. I testi di Müller mantengono peraltro intatta la loro forza e pur nella loro diversità rivelano un ordito comune di temi e motivi: il tradimento, il conflitto tra l’individuo e la società, la violenza e il suo eccesso, la strumentalizzazione del singolo, ridotto a “valore d’uso”, la liberazione della donna dai vincoli patriarcali, il disagio della civiltà occidentale e la sua vocazione tecnocratica e colonizzatrice. Nel teatro di Müller, uno scrittore fortemente materialista, discepolo di Marx e Nietzsche, il corpo si erge a veicolo di rivolta e serbatoio di utopia: ecco dunque la barbara Medea, con le sue mani «consunte, trafitte e spellate», l’accecato Edipo, il ferino Filottete con il suo piede putrescente, Galloudec che muore di cancrena, la coppia Merteuil/Valmont in Quartetto che a dispetto della decadenza fisica è scossa da un erotismo indomito e crudele. Come in molto teatro d’avanguardia del secondo Novecento non mancano anche nei drammi di Müller pupazzi e marionette, simulacri dell’uomo e che del corpo umano mimano i movimenti. Potente e incisivo si rivela in tal senso il brevissimo Dramma notturno, estrema e scarnificata riflessione di ascendenza beckettiana sulla corporeità e sul dolore, in cui compare sulla scena un essere umano, o forse un pupazzo, privo di bocca. Questo essere dalla natura indefinita non riesce a impadronirsi di una bicicletta che attraversa la scena e si sottopone a uno smontaggio degli arti sino a venire accecato da due spuntoni: «Urla. La bocca nasce con l’urlo». La chiusura sembra tratteggiare una cupa e sconcertante Genesi laica, in cui la capacità espressiva che connota l’uomo nasce dal dolore e della percezione della corporeità ferita. Il volume si segnala infine per l’apparato di note e l’ampio saggio conclusivo della curatrice, “Rendere la realtà impossibile”: Heiner Müller alle prese col nostro tempo, che offre un confronto con la drammaturgia mülleriana di taglio filosofico-politico, partecipe e fortemente personale.

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