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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Maria Grazia Vassallo Torrigiani (a cura di), Proiettare emozioni. Percorsi tra cinema, video e psicanalisi

[a cura di M. G. Vassallo Torrigiani, ETS, Pisa 2008]

Cinema e psicanalisi: in quanto forme di rappresentazione e di indagine della realtà – esterna e interna – sono probabilmente le invenzioni più significative del Novecento. “Proiezione” è la parola chiave di ambedue le discipline, e su di essa pongono l’accento il titolo di un convegno svoltosi a Pisa nel 2007 e i relativi atti. Seppur declinata diversamente, in entrambi i casi “proiezione” allude, oltre che a un procedimento di espulsione e di localizzazione, anche a un dispositivo di linguaggio per molti versi affine che consiste nel lavoro continuo di elaborazione attraverso le immagini. Guardando al paesaggio d’insieme costruito dai saggi che compongono il volume, si profilano due proposte di metodo interessanti anche per chi si occupa di narrazioni non unicamente riferibili alla psiche o alla cinematografia.

Anzitutto la costruzione di un dialogo fra i saperi (cinema, psicanalisi, musicologia, filosofia ecc.) capace di evitare non solo il dilettantismo eclettico o l’impressionismo sciatto, ma la stessa patocritica (non può esserci vera psicanalisi «senza un preciso setting e, quindi, al di fuori di un contratto condiviso »: Riefolo, p. 72). Questa interdisciplinarità dai buoni frutti è ottenuta disinnescando un ossimoro, cioè accostando senza contraddizione lo stile rigoroso dell’argomentazione – ovvero l’idea di un destinatario che va persuaso piuttosto che sedotto – e il coraggio di una lettura meno specialistica dei testi, più orientata a trattare le opere e la cultura come occasioni di un’esperienza complessiva della vita – anche questa del resto è una forma di working through.

La seconda proposta di metodo potrebbe apparire minacciosa, come spesso è accaduto in passato, ma a maggior ragione merita di essere considerata. Si tratta della libertà con cui si usa un concetto che al di fuori della psicanalisi è stato spesso trattato come una zavorra, un ostacolo tout-court alla riflessione e alla comprensione, ovvero il concetto di emozione – e di «condivisione emozionale» – di cui si palesano e si valorizzano invece i potenziali comunicativi e il dinamismo creativo – il cinema, dal greco “kinema” (movimento), e le emozioni sono peraltro etimologicamente collegati dall’idea dello scorrere (p. 11). Dare importanza alle emozioni attivate dall’esperienza artistica, come ci mostrano gli autori, non significa necessariamente pensare e parlare col cuore in gola, alla maniera dei critici e dei poeti della parola innamorata.

Col saggio introduttivo e le schede che volta per volta presentano le tre sezioni del volume, la curatrice (Maria Grazia Vassallo Torrigiani) assicura al libro la tenuta di un edificio ben piantato. La prima parte (Costruire immagini per la mente) discute i modi in cui l’immagine psichica, come quella cinematografica, sia l’effetto di una messa in scena, di una rappresentazione «in perenne oscillazione tra imitazione e creazione […] tra consolazione e restauro » (Argentieri: pp. 23 e 35), abbandono a una finzione in cui si alternano turbamento e rassicurazione (Iacono: p. 47), lungo il filo di un’esperienza polisensoriale in cui la musica, per esempio, agevola l’entrata in contatto col nucleo emotivo della vicenda (Marianelli: 51).

Nella seconda parte (Immagini e spettatori) si usa la psicanalisi per liberare lo spettatore dal ruolo passivo di pura funzione testuale e ricettiva. Si tratta allora di guardare alla visione cinematografica come esperienza di «interazione» e «negoziazione» (Sainati: p. 67), «configurazione di eventi strettamente soggettivi che differenziano la nostra vita da quella degli altri» giungendo anche «a toccare aree sospese, spesso bloccate, del Sé» (Riefolo: p. 83 e p. 93), andando incontro al trauma (Golinelli: 103). Sandra Lischi, Silvana Vassallo e Pietro Roberto Goisis, nella terza parte del volume (Nuovi schermi e immagini elettroniche), discutono i risvolti teorici ed emozionali a cui la psicanalisi è sollecitata dalle nuove forme di esperienza visiva come la tv, il montaggio digitale o la videoarte.

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