Un’opera con il segno meno è un Gedankenexperiment su I sommersi e i salvati, un tentativo di leggere ad alzo zero l’ultimo libro di Primo Levi, ossia in base alle aspettative di un lettore del 1986 che già conoscesse i testi di Levi ma che non avesse a disposizione nient’altro che il libro stesso. L’articolo mostra come Levi eluda qualsiasi ragionevole aspettativa di un tale lettore, ponendo l’accento su ciò che viene qui definito “segno meno”. insistendo cioè sulla persistente ignoranza delle vittime, sui limiti delle facoltà umane, su vuoti e lacune della conoscenza, sulle differenti motivazioni del silenzio da parte dei carnefici, delle vittime, dei testimoni e degli spettatori. Capitolo dopo capitolo, Levi conduce un esame critico di se stesso, della propria memoria, dei propri scritti precedenti, della propria linea argomentativa. Tuttavia, al segno si affianca quello di moltiplicazione, che si applica a un numero cospicuo quanto crescente di questioni legate alla Shoah in generale e all’esperienza personale di Levi in particolare. Ambedue i segni sono portatori di provocazione – e induttori di pensiero – verso il lettore, fino a delineare, nella Conclusione dell’opera, una paradossale pedagogia che riguarda l’etica individuale e la storia del tempo attuale (nonché a venire).
A Work with the Minus Sign is a Gedankenexperiment on The Drowned and the Saved, an attempt to read Primo Levi’s last book at point-blank, i.e. according to the expectation of a reader of 1986 who already knew Levi’s texts but wouldn’t have at hand nothing else than the new book itself. The article shows how Levi eludes any reasonable expectation of such a reader by insisting on what is called here “minus sign”: by insisting on the persistent ignorance of the victims, on the limits of human faculties, on the gaps and lacks of knowledge, on the different motivations of silence about the Shoah in the victims, the perpetrators, the witnesses, and the bystanders. Chapter after chapter, Levi carries out a critical scrutiny of himself, his memory, his previous writings, his arguments. However, the minus sign is flanked by a multiplication sign that concerns a great and growing number of issues about the Shoah in general and Levi’s individual experience in particular. Both signs are provoking – and thought-provoking – towards the reader, up to the point of envisaging, in the Conclusions of the book, a paradoxical kind of pedagogy in the domains of personal ethics and of contemporary (and future) history.
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