Gli italiani hanno fatto una scoperta che è la scoperta definitiva degli esseri umani:
hanno scoperto che esiste soltanto una vita.
Gabriel García Márquez (1987).
L’Italia sta attraversando, da almeno due decenni, un periodo di profondo smarrimento culturale. Usando la terminologia di Ernesto De Martino, potremmo sostenere che la nostra nazione si trovi in una vera e propria “crisi della presenza”. Una crisi cioè che non colpisce solo alcuni aspetti della nostra società (l’economia, il governo dello Stato, la cultura, l’istruzione di massa, l’ambiente, il riconoscimento internazionale), ma le forme elementari che regolano il senso di appartenenza di una popolazione ad un territorio; e alla sua storia.
Il sintomo più evidente di questa radicale crisi d’identità è riscontrabile in un doppio movimento conoscitivo sempre più comune nella rappresentazione che giornali, media, cinema, letteratura e pamphlet vari danno del nostro paese: da un lato, una feroce attitudine auto-demolitoria; dall’altro, un’esterofilia sempre più cieca. Se questo tipo di descrizione è anche solo parzialmente verosimile, risulta evidente che fra differenziate percezioni internazionali dell’Italia, immagine auto-percepita e realtà sociale ed economica effettiva si aprono ampi spazi di non coincidenza e di contestazione, che crediamo sia quanto mai utile approfondire.
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