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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Massimo Scotti, “Storia degli spettri. Fantasmi, medium e case infestate fra scienza e letteratura”

[Feltrinelli, Milano 2013]

Storia degli spettri di Massimo Scotti è un vero e proprio campionario di tutte le credenze antropologiche, i racconti popolari e le opere sul fantastico. Il tema della casa infestata serpeggia nella letteratura mondiale sin dall’antichità e le storie sugli spettri sono caratteristiche di molte civiltà. Attraverso una vastissima bibliografia, Scotti ripercorre la storia delle rappresentazioni di questa dimensione parallela, indagandone ogni sfaccettatura e interpretazione. Diviso in tre parti, il saggio si apre con l’analisi di un’epistola pliniana, la ventisettesima del settimo libro, e, passando in rassegna un materiale plurimillenario, arriva all’analisi di film e serie televisive il cui tema è, appunto, lo spiritismo.

Pur affondando le radici nelle credenze antiche legate al bisogno di comunicare con i defunti e, in epoca cristiana, di comprendere il significato di un luogo di transizione quale il Purgatorio, o di accertare l’esistenza di una vita dopo la morte, lo spiritismo moderno nasce in America in una data ben precisa: il 31 marzo 1848, quando le sorelle Fox, davanti ad una schiera di vicini curiosi, riuscirono a comunicare con il fantasma residente proprio nella loro casa. Dall’America lo spiritismo si sposta in Europa: questo il tema della seconda parte del saggio. Al centro della riflessione di Scotti si pone la Francia, paese dove non soltanto nascono una serie di teorizzazioni e di studi sullo spiritismo, ma che vede anche il fiorire di numerose opere sul tema: in particolare quelle di Allan Kardec, studioso dello spiritismo e autore del Libro degli spettri (1857), conosciuto soprattutto per aver definito il concetto di perispirito, una dimensione intermedia tra corpo e anima; e di Franz Anton Mesmer, medico austriaco giunto a Parigi nel 1778, al quale si deve la teoria del fluido primigenio che avvolge e penetra ogni corpo. Secondo Mesmer, le malattie, che egli si proponeva di guarire, erano segnali di interruzione del passaggio naturale del fluido cosmico attraverso gli organismi.

Oltre a studiare le opere di alcuni grandi scrittori, come Gautier e Hugo, Scotti si sofferma anche su vari altri autori, ascrivibili alle più svariate discipline: l’americano William Howard Mumler, autore della prima foto di un fantasma; il gallese Alfred Russel Wallace, che compì una serie di studi sull’evoluzionismo, rifiutandosi di estendere queste teorie agli uomini, dominati, a suo parere, da forze diverse rispetto agli altri esseri; Arthur Conan Doyle, attivo seguace dello spiritismo; e arriva, infine, alle teorizzazioni moderne sullo spiritismo. Molti sono i temi ricorrenti nei diversi secoli e Scotti non manca di indagarli: dalla presenza degli spettri in luoghi determinati all’esistenza di individui in grado di comunicare con i morti (anticamente oracoli e sibille, in epoca moderna medium). Ma probabilmente ciò che Scotti vuole maggiormente evidenziare è il senso di privazione da cui nascono tali credenze: «la figura fantasmatica rappresenta ciò che è perduto. […] il fantasma coincide con il ricordo di tale perdita», scrive nell’Epilogo (p. 327).

La visione degli spettri, inoltre, è legata al periodo storico: non a caso tra gli anni più ricchi di spiriti chiacchieroni e spesso presenti vi sono quelli della Rivoluzione Francese o quelli della prima Guerra Mondiale. È il bisogno di comprendere che non tutto è perduto, che può esistere una dimensione “altra” o, perché no, addirittura parallela, che spinge la mente dell’uomo a creare miti, credenze e, infine, a soggiacervi.

Più che una storia, questa di Scotti è un’antistoria degli spettri, proprio perché l’autore svela le finzioni e le messe in scena di ogni singola apparizione. Ma, nonostante tutto, il mistero rimane aperto, come aperta rimane l’opera, che non approda ad una vera e propria conclusione. Questa forse è la sua pecca: Scotti non riesce a chiudere il cerchio, ma rimanda ad un futuro imprevedibile che lascia spazio ad una continuazione. 

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