[ trad. it. di R. Prezzo, a cura di F. Barale, Jaca Book, Milano 2020 ]
A cominciare dal 2008, il Fonds Ricoeur pubblica presso Seuil i volumi di Écrits et conférences che, raccogliendo testi per lo più già editi, ma spesso di difficile reperibilità, seguono i principali interessi di studio di Ricoeur: psicoanalisi (primo volume), ermeneutica (secondo), antropologia filosofica (terzo), politica, economia e società (quarto). A questi si aggiunge anche il volume Entretiens et dialogues, che presenta interviste sugli stessi temi.
Con Attorno alla psicoanalisi, Jaca Book inizia la traduzione di queste pubblicazioni, ma il libro non è solo la riproposizione del primo volume di Écrits et conférences (Autour de la psychanalyse). L’ampia raccolta, curata da Francesco Barale, con la collaborazione di Vinicio Busacchi e Giuseppe Martini, è divisa in due parti e vi si trovano, nella prima, gli studi ricompresi nel volume a cura del Fonds Ricoeur e, nella seconda, un’antologia di testi che non compaiono nella silloge francese, coprendo un arco di tempo che va dal 1954 al 2003. Busacchi e Martini firmano due postfazioni, mentre Barale, nella sua prefazione, traccia le tappe del pensiero sulla psicoanalisi del filosofo francese: il primo incontro sui banchi del liceo, grazie alla mediazione di Dalbiez; il doloroso scontro con la parte lacaniana a seguito della pubblicazione di Della interpretazione; l’emergere dei paradigmi della narrazione e della traduzione come accesso privilegiato alla sfera del mentale. Le riflessioni presentate nel volume intrecciano fenomenologia, ermeneutica, linguistica, riflessione morale ed estetica a un’analisi attenta e rispettosa della disciplina e della clinica freudiana, arricchendo la prospettiva già fornita in Della interpretazione e in Il conflitto delle interpretazioni di precisazioni e approfondimenti importanti.
Anche se il libro non accoglie testi inediti, risulta utile poter ritrovare accostati articoli di non facile reperibilità, alcuni dei quali particolarmente significativi ai fini degli studi letterari, come Psicoanalisi e cultura (1965), saggio di natura metodologica che si incentra sulla ricerca di uno «strumento di pensiero » (p. 347) adatto a esplorare il campo di confine in cui diverse discipline, tra cui la psicoanalisi, possono incontrarsi a partire dal comune interesse per i testi letterari. Altrettanto importanti, da questo punto di vista, sono due studi rispettivamente del 1986 e del 1988, La vita: un racconto in cerca di narratore e Il racconto: il suo posto in psicoanalisi. Sono saggi i cui temi si intrecciano con quelli presenti in L’identità narrativa e in Sé come un altro. La comprensione di noi stessi, scrive Ricoeur nel primo dei due, presenta tratti affini alla comprensione di un’opera letteraria, l’identità narrativa «ci costituisce » (p. 242) con il suo gioco di sedimentazione e innovazione. La dimensione narrativa sostituisce a un Io narcisistico un Sé «istruito dai simboli culturali » e in dialogo con le «voci narranti che costituiscono la sinfonia delle grandi opere come le epopee, le tragedie, i drammi, i romanzi» (p. 243). Nel secondo scritto, non si chiama la psicoanalisi a interpretare i testi narrativi, ma è il paradigma narrativo a dare ragione della dottrina freudiana: «la psicoanalisi è un’ermeneutica nel senso che l’uomo è un essere che comprende sé stesso interpretandosi, e il modo con cui si interpreta è il modo narrativo» (p. 251).
L’intero volume, con la sua ricchezza di prospettive, ci consegna, come annota il curatore, «un vertice della riflessione del Novecento sulla psicoanalisi » che non è soltanto sguardo storico ma anche prospettiva, «récit aperto» e «matrice di riflessione» (p. 49). Rileggere oggi questi saggi ci mette nella condizione di ricevere e rilanciare la duplice sfida che Ricoeur riconosce come tratto distintivo dell’esperienza analitica freudiana (più che del semplice «freudismo» inteso come dottrina metapsicologica): la sfida della narrazione e quella della traduzione, bisogno di costruire il senso all’incrocio tra la storia che racconto di me stesso e la possibilità, sempre presente, di dirmi altrimenti.
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